Pillitteri Paolo

  • Dopo gli interventi dei relatori che mi hanno preceduto in questo dibattito (Non è vero ma ci credo, Bologna, 29 aprile 2010), mi resta solo da aggiungere qualche nota a margine.
    Gabriele Canè ha ripreso il tema della lapide imbroglio, che in via Fani ricorda Aldo Moro, senza dire da chi sia stato ucciso. Nel mio libro Non è vero ma ci credo (Spirali), parlo anche della statua di Moro che vidi a Maglie e che mi colpì perché gli spuntava dalla tasca “L’Unità”. Rimasi assolutamente senza parole: se c’è un uomo alternativo al mondo comunista è proprio Moro, e mettergli

  • Il grande pubblico conosce Paolo Pillitteri come politico, non come uomo di cultura. Come si integrano queste due attività?

    Prima di divenire sindaco di Milano, ho avuto l’opportunità di fare l’assessore alla cultura. Venendo dal giornalismo – facevo il critico cinematografico – non fu molto difficile per me combinare cultura e attività amministrativa. Ma non sempre le due cose si integrano: spesso, e purtroppo volentieri, viaggiano parallele e questo non è interessante.

    Già da giovanissimo era attento al linguaggio del cinema e con Pasolini aveva anche avviato