Krym Anatolij

  • Ogni giorno approdano in Ucraina funzionari dell’Unione Europea e senatori americani. Dopo aver espresso per l’ennesima volta la loro preoccupazione, se ne tornano a casa convinti di aver fatto qualcosa di utile e necessario, sebbene sui loro visi si legga la malcelata irritazione di chi reputa sconveniente togliersi in pubblico il sassolino che gli è entrato nella scarpa.
    Ogni giorno nell'Ucraina orientale rimbombano salve di artiglieria, circolano carri armati riverniciati dell’esercito russo, la gente muore. E questa si chiama “tregua”. Sempre là, nell'Ucraina

  • Ogni ottobre, arrivando in Crimea per il festival teatrale di Jalta intitolato a Čechov, i miei amici del luogo mi dicevano scherzosamente che era finalmente giunto nella penisola il suo “vero padrone”.

    L’identità fra il mio cognome e la Crimea, in russo Krym, è ovviamente casuale, ma io amo molto quella stupenda perla dell’Ucraina, sulle cui spiagge passava la voglia di pensare alla politica. Ma questo, ahimè, ormai appartiene al passato.

  • Cari amici, lo scrittore può essere felice solo quando sa che da qualche parte, lontano, in altri paesi, in altre città, ci sarà sempre qualcuno che in quel preciso momento ha scoperto un suo libro. Ma la felicità più grande per lo scrittore è vedere gli occhi dei suoi lettori, condurre con loro dal vivo un dialogo, rispondere alle loro infinite domande. Sfortunatamente, oggi non ho la possibilità di vedere i vostri occhi, di ascoltare le vostre domande e di ragionare con voi su che cosa mai sia la felicità ebraica. Lo scrittore senza il suo lettore è un uomo molto solo,