Paolo Pontiggia

  • Nei primi anni settanta si pensava che trasferire i successi terapeutici ottenuti con i chemioterapici e le radiazioni sulle malattie ematologiche, come leucemie e linfomi, poteva essere utile anche per combattere i tumori solidi – in pratica, la maggioranza delle neoplasie –, ma purtroppo non è stata la soluzione migliore e, sebbene negli Stati Uniti dell’amministrazione Nixon siano stati fatti ingenti investimenti su questo tipo di ricerca, i risultati sono stati negativi, anche nel caso di terapie molto aggressive che provocavano numerosi effetti collaterali. È stato in quel momento che

  • L’immunità è il problema centrale nel sorgere, nel progredire o nell’arrestarsi di un tumore. In base alla mia esperienza, posso dire che riusciamo a ottenere una buona risposta terapeutica soltanto in presenza di un adeguato grado d’immunità, altrimenti, la ricaduta è molto rapida. Sta qui il grande problema della cura dei tumori: abbiamo a disposizione alcuni strumenti di aggressione efficaci sul tumore – i chemioterapici e le terapie radianti –, che però sono immunodeprimenti, deprimono l’immunità che invece costituisce la base della risposta efficace a qualsiasi malattia: questo è il

  • In occasione del nostro appuntamento precedente a Bologna (il convegno Il cuore. Novità nella ricerca e nella cura, 23 novembre 2002), avevamo parlato di una metodica, la terapia chelante, utilizzata a scopo terapeutico nelle malattie del cuore e nelle malattie dei vasi. Allora, avevamo chiara l’idea di quello che si doveva fare, ma non avevamo altrettanto chiari i meccanismi applicativi e, sopra tutto, non avevamo un’esperienza diretta che ci consentisse di dare giudizi. Ora si possono trarre le prime conclusioni del lavoro svolto. Poiché mi occupo prevalentemente di tumori,

  • Ho insistito con l’editore per la pubblicazione del libro di Jillie Collings, Il cuore senza chirurgia (Spirali), perché s’inscrive in un discorso di filosofia della medicina.