Leonardo Giacobazzi

  • Era un rito giornaliero, almeno per i più giovani: il cucchiaino colmo offerto dalla mamma, le dita a stringere il naso per non sentire sapore, un piccolo sforzo per inghiottire. Per il momento, era fatta, la dose giornaliera dello sgradevole olio di fegato di merluzzo era assunta. Molto sgradevole, ma riconosciuto come vero toccasana per la gioventù in crescita. “Ciò che è cattivo fa bene”, era la frase di prammatica. Ma potremmo dire che questo concetto è valido ancora oggi? L’industria chimico-farmacologica ha indubbiamente operato per rendere più accettabili cure e medicinali ma,

  • Cosa significa l’IGP per l’Aceto Balsamico di Modena per chi, come la sua famiglia, si è tanto impegnata negli anni per il suo ottenimento?

  • In un momento considerato di crisi generale e generalizzata, in che modo si può affrontare il mercato nel settore alimentare?

    Sicuramente è importante non considerare la crisi come definitiva, ma individuare quei meccanismi utili a sopperire alle eventuali diminuzioni della richiesta. Occorre cioè creare un valore aggiunto al prodotto attraverso promozioni, pubblicità mirata e individuazione di nicchie di mercato finora poco considerate.

  • Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena può essere considerato, come vedremo, un caso un po’ anomalo nella realtà economica modenese, ma anche in quella nazionale e internazionale, e associa quasi trecento soci produttori. In questo Forum, ci si chiede se un consorzio o un’associazione di aziende sia una valida alternativa ai processi di fusione, oggi sempre più diffusi. In un mondo in cui la globalizzazione avanza inflessibile, le aziende più grandi guadagnano sempre maggiore spazio sul mercato, sottraendolo alle più piccole che, a loro volta, devono

  • Come si combinano gusto e salute in un prodotto tipico così ricco di storia e di tradizione come l’aceto balsamico? E in che modo la certificazione di un prodotto tipico consente ai clienti di avere una garanzia di qualità?

  • L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena vanta una tradizione antica e prestigiosa che risale all’impero romano. In un documento del 1096, il De Vita Matildis, il Monaco Donizone parla di questo aceto tanto lodato che aveva conquistato il re Enrico II di Sassonia, futuro imperatore. L’esistenza di questo prodotto così particolare è attestata in altri frammenti di diverse epoche, ma significativa è la testimonianza del conte Giorgio Gallesio, studioso di agricoltura e arboricoltura, che nel 1839 scrisse una decina di pagine sulla produzione di uve e aceti nel

  • Per illustrare il modo in cui, nel caso dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, un marchio può contribuire alla vendita e alla valorizzazione di un prodotto in tutto il mondo, partirò dalla nota favola Il gatto con gli stivali. Tutti ricorderanno con quale astuzia il famoso gatto riuscì a conquistare onore e gloria al suo padrone – ultimo di tre fratelli, che aveva ricevuto in eredità dal padre soltanto quel gatto, appunto –, fino a farlo diventare ben presto marchese: “Ahimé, ahimé, hanno picchiato e derubato il mio padrone, il marchese di Carabà. Aiutatelo!”, gridava il

  • Intervista di Anna Spadafora

    Come esempio di brainworking di gruppo quello del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena ha già dato risultati insperabili. In che modo?

  • Intervista di Anna Spadafora

    La differenza e la novità sono una costante nell’impresa, tanto che si potrebbe paragonare ciascuna giornata a una palestra di brainworking, e arrivare a constatare che, oggi, la vera educazione avviene nelle aziende. È così anche nelle aziende del vostro settore, le famose acetaie?

  • Quali sono le principali differenze tra l’Aceto Balsamico di Modena e quello Tradizionale?

    Sono due prodotti essenzialmente diversi, sia per usi che per metodi produttivi, ma entrambe figli della stessa secolare tradizione di fare aceto con il mosto, tipica degli antichi territori Estensi.