Made in Italy

  • Nel suo intervento al convegno internazionale La proprietà intellettuale. Marchi, brevetti e design nell’era della globalizzazione (Borsa Merci di Modena, 18 maggio 2007), Francesco Terrano ha affrontato il tema del made in Italy e del riferimento all’Italia nei marchi e nelle indicazioni dei prodotti fabbricati all’estero. Gli abbiamo chiesto di dirci qualcosa a questo proposito.

    L’imprenditore italiano che fabbrica all’estero i propri prodotti può impiegare un riferimento all’Italia, attraverso varie indicazioni o con il marchio

  • Com’è giunta la SIR a divenire marchio di qualità, sinonimo di garanzia per tutti coloro che acquistano i vostri robot?

  • Nelle aziende in cui l’innovazione e la ricerca sono costanti, si verificano spesso fughe di notizie, a volte da parte degli stessi collaboratori. Indubbiamente, la proprietà industriale costituisce un valore aggiunto, ma come proteggerla fin dalla sua nascita?

  • Intervista di Anna Spadafora

    L’Istituto Giordano, ente privato di certificazione, offre alle imprese prove e test oggi indispensabili per vari settori, con particolare attenzione al settore edile, in cui vanta un parco strumenti unico in Italia. Ma com’è sorta l’idea di un’impresa in grado di garantire la qualità di prodotti e materiali, cinquant’anni fa, quando nel nostro paese le certificazioni erano ben lontane dall’attuale obbligatorietà?

    Se si guarda indietro e si osserva la strada che è stata percorsa per arrivare a quello che ora è l’Istituto Giordano, ci si

  • Non si finisce mai d’imparare, si potrebbe dire che è l’unica nostra vera professione. Ho realizzato circa venti film – e diversi cortometraggi e documentari – e in questo momento sto lavorando al mio ventunesimo. Sono, come si dice, un uomo impegnato, ma imparare fa parte dei miei impegni, o forse dovrei dire che imparare è il mio mestiere, studio continuamente film, anche mentre realizzo i miei. Lo stesso percorso di realizzazione di un film è per me una lezione, un percorso di apprendimento e di educazione.

  • Intervista di Anna Spadafora

    Incontriamo oggi Mirella Leonardi Giacobazzi, appassionato produttore di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Gli innumerevoli premi e riconoscimenti ne hanno fatto fin dagli anni settanta una personalità di riferimento nell’ambito modenese. Infatti, già allora in occasione della “Giornata di studio dell’ABTM” fu voluta dalla Camera di Commercio come relatore, insieme ai grandi nomi del mondo enologico, oxologico, economico e locale. La sua acetaia più bella, quella considerata “di famiglia”, risiede oggi in Villa Emma di Nonantola che fu, negli

  • Intervista di Anna Spadafora

    Qual è la differenza principale tra un’attività come la vostra, che si occupa dei regali, dei cosiddetti gadgets che le aziende regalano ai loro clienti, rispetto ad altre attività?

  • Quali sono le principali differenze tra l’Aceto Balsamico di Modena e quello Tradizionale?

    Sono due prodotti essenzialmente diversi, sia per usi che per metodi produttivi, ma entrambe figli della stessa secolare tradizione di fare aceto con il mosto, tipica degli antichi territori Estensi.

  • Intervista di Anna Spadafora

    Questo numero della “Città del secondo rinascimento” si occupa di salute. Che cosa può dirci della sua esperienza di imprenditrice nel settore moda? Anche la bellezza può giovare alla salute?

     

    Non sono una salutista, ma anch’io cerco di attenermi alle regole per migliorare. È ovvio che la bellezza aiuta una donna a sentirsi più sicura, a sentirsi più piacente, e quindi credo che sia indispensabile. La bellezza dà sicurezza e per questo dobbiamo aiutarla, non

  • Per una grande azienda come la RAI, un’azienda che produce cultura, il confronto con i grandi cambiamenti che si stanno verificando nella società è indispensabile. Sappiamo che la tecnologia, se non è supportata dalla produzione culturale, intellettuale e scientifica, è una scatola vuota. Oggi, dare vita a una televisione è una cosa molto facile, ma il vero valore è il suo archivio. È una scoperta che le televisioni hanno fatto già da un po’ di anni, mentre la RAI soltanto da cinque o sei. Non per mancanza di una precisa volontà o perché esistessero difficoltà intrinseche alla creazione di