Ruggero Chinaglia

  • Per via dell’afasia e per via dell’alingua, per via della struttura linguistica che si scrive, è vano ogni tentativo di erigere un sistema sulla parola. Impossibile tradurre, trasmettere, trasporre soggettivamente, cioè secondo il modello sostanziale e mentale, quel che si dice, per riprodurre nel senso comune, nel luogo comune e nel consenso la realtà ideale: traduzione, trasmissione, trasposizione sono proprietà narrative della struttura, della memoria, dell’esperienza della parola che diviene qualità, valore, capitale della vita e che in virtù della narratività si

  • La mitologia corrente propone che nelle aziende ogni collaboratore debba essere motivato, altrimenti “non rende e si lascia andare, cede, si fa inerte”. Per questo sono sorti i “motivatori”, senza cui ognuno si perderebbe, non troverebbe il motivo per fare. È questo un modo di negare il dispositivo, a favore della fabbricazione di soggetti. Il motivo, invece, è un’esca del dispositivo, che si combina con il progetto e il programma dell’azienda e di ciascuno. E si avvale della narrazione del progetto e del programma.

  • L’idea di reciprocità propone un bilancio in pareggio, una misurazione, una possibile contabilità delle cose che si dicono, che si danno e si ricevono, del loro valore, in uno scambio che deve essere, quindi, alla pari.
    Uno scambio senza disturbo. Uno scambio senza aiuto, dove al massimo può intervenire l’altruismo come modo di rappresentare l’Altro e sé, facendo coincidere le due rappresentazioni.

  • L’idea di salute dell’epoca si fonda e si regge sul principio dell’amore transitivo e mira alla salvezza dell’Altro, scambiata per salute. Il discorso della salvezza ruota intorno all’idea dell’essere umano, ora sano, ora ammalabile, ora guaribile, ora mortale.
    Il riferimento di questa idea di salute è la mortalità. E, considerata una possibilità umana, questa salute rientra tra i casi di mortalità, avendo il suo limite nella morte. È celebre il motto cinico del medico secondo cui “di qualcosa bisogna pur morire”.
    L’idea della mortalità e della morte come certezza costituisce lo

  • Semel in anno licet insanire, dicevano i latini, con Seneca. Insanire, fare cose folli, senza senno, fuori dall’ordinario. Questo, nell’accezione comune, volgare. Ma è curioso l’etimo di insania, da cui insanire. Sania, termine raro e desueto, da cui sanies, -ei, non è la salute, come si potrebbe credere, di cui insania sarebbe il contrario. No, sanies è il sangue malato, infetto, il sangue che diviene veleno. Se il sangue malato va alla testa, la testa, con questo sangue, insania, incorre nella follia dello spirito.

  • Intorno all’amore e all’odio è diffusa una ricchissima produzione letteraria, artistica e pseudoscientifica che esalta l’amore inteso nella transitività, dove si tratta dell’amante e dell’amato e del desiderio di bene percepito come sentimento, che farebbe legame, che costituirebbe relazione: qualcosa di definito e convenzionale di cui si possa dire “So di cosa si tratta”, “È capitato anche a me”, e che possa anche essere quantificato. Infatti, alcune delle domande più frequenti a proposito dell’amore sono: “Tu mi ami?”, “E quanto mi ami?”, “Mi ami quanto io amo te?”. Come stabilire la

  • Che cosa è la sostanza? “Che cos’è?”, τι ἐστί?, dicevano i greci. Quando una simile domanda, “che cos’è?”, viene formulata, ci accorgiamo che è presa in un’idea di sostanza come riferimento, cioè un’idea di qualcosa che possa essere racchiusa in una definizione, che possa essere rappresentata in un’entità cui attribuire funzioni, effetti, proprietà, a prescindere dal viaggio in corso per questa cosa.
    Che cos’è? Se per un verso la questione incomincia da qui, dal “Che cos’è?”, per l’altro essa prosegue solamente se a questo τι ἐστί? non viene risposto: “Ecco, è questo”, ma è lasciato

  • Nella mia attività analitica e clinica, constato che non c’è sostanza con cui soddisfare l’istanza che procede con la domanda. Tuttavia, è diffusa la credenza che qualche sostanza possa farlo, rendendo facile la soddisfazione e consentendo di eludere la difficoltà e i problemi che s’incontrano lungo il cammino.
    Connessi all’uso crescente di sostanze psicoattive ci sono interessi di mercato, malcelati dall’utilizzo di formule e messaggi che favoriscono e giustificano la mentalità del ricorso alle sostanze, fornite non solo dal mercato illegale della droga, ma anche da quello legale

  • Il libro di Sergio Dalla Val, In direzione della cifra. La scienza della parola, l’impresa, la clinica (Spirali), non è un manuale che spiega cosa bisogna fare o come stanno le cose: le cose non stanno affatto, le cose accadono, avvengono e divengono. Nel libro c’è scrittura dell’esperienza.

  • L’epoca dice che siamo in tempo di crisi, e ognuno non vede l’ora che la crisi finisca. Che ci sia la crisi sembra così autorizzare che si debba averne paura, perché – non sapendo come uscirne e quando la crisi finirà – occorre rassegnarsi alla crisi. Quello che non viene considerato da questa ideologia, che fa della crisi un male, una negatività, è che il termine crisi indica l’intervento del tempo in quel che si dice e in quel che si fa, intervento assolutamente incontrollabile, inarrestabile, irrimediabile. La crisi è irrimediabile. E il termine crisi – che in greco indica giudizio,