Filosofia

  • Il libro di Giorgio Antonucci Diario dal manicomio. Ricordi e pensieri (Spirali) è complesso, non solo per il numero di pagine e per la corposità del testo, ma per il modo con cui è stato scritto. C’è una sorta di filo d’Arianna che conduce all’interno di un ospedale psichiatrico, l’Ospedale Psichiatrico di Imola, a partire dall’esperienza dell’Autore. Un’esperienza diretta che fa da filo conduttore all’esplorazione di uno spazio, un’istituzione totalizzante, in cui a un individuo vengono ridotte le capacità di libertà individuale e di movimento. È uno spazio totale in senso

  • Sono molto contento che in questo dibattito (Sandro Trotti e Raffaello Sanzio. La celebrazione della vita, Bologna, 16 novembre 2006) sia emersa, a più riprese, la parola “incontro”. L’incontro è innanzi tutto tra la pittura di Sandro Trotti e l’opera di Bachisio Bandinu, Raffaello Sanzio e Sandro Trotti (Spirali), un’opera di scrittura che non solo commenta ma incontra un percorso artistico e costruisce un’interessante cornice di cui dirò più avanti.

  • Nel corso dei secoli e dei millenni, l’arte figurativa si è sempre più specializzata, determinando un mestiere preciso, con le sue tecniche, le sue tradizioni e la sua storia. Dietro l’arte figurativa ci sono centinaia di migliaia di anni di attività umana. Noi lo dimentichiamo, ma sono due milioni di anni che gli ominidi, i nostri antenati, parlano, e noi con loro. Che cosa vuol dire che “parlano”? Vuol dire che muovono il corpo, muovono le mani, incominciano a opporre il pollice alle altre dita, incominciano a usare un sasso per fabbricare un altro sasso. Gesto

  • Il mio libro Gioco e lavoro (Spirali) nacque da una conversazione che tenni alla Radio Rai, un giorno di fine agosto, quindi, a ferie ormai concluse. Fine delle ferie significa fine del gioco, fine dell’ozio, e ritorno al lavoro. Sembrerebbe dunque che ci sia un’opposizione tra gioco e lavoro e non tra gioco e ozio, se per ozio intendiamo il non fare nulla e non, nel senso positivo latino, l’operare in modo disinteressato in contrapposizione al negozio.

  • La scommessa del forum internazionale Il valore dell’impresa è che ciascuno riesca a acquisire strumenti non solo per analizzare il valore di un’azienda, ma anche per giungervi, per giungere al valore intellettuale, oltre che economico e finanziario, il valore come ciò che resta delle cose che si fanno e della loro scrittura.
    Questo forum sorge anche per indagare dove esistono e quali sono i dispositivi che giungono al valore, i dispositivi di valorizzazione, e in che modo il progetto e il programma dell’impresa sono progetto e programma di vita, anziché essere ispirati all’

  • Ringrazio chi ha organizzato questo avvenimento, chi ha contribuito al fatto che si tenesse e poi coloro che sono intervenuti come relatori e che interverranno e alcuni che in particolare sono nostri autori, autori della casa editrice. Ringrazio gl’imprenditori che si trovano qui: questo dà un’occasione privilegiata. Il pretesto è stato dato dal libro di Roberto Ruozi, Il valore dell’impresa. Noi, la settimana prossima, teniamo a Milano Senago un festival della modernità dal titolo Il valore dell’Italia. È una scommessa per ciascuno: una scommessa

  • Quando si parla d’impresa, anche d’impresa intellettuale, si parla di produzione, di qualcosa che prima non c’era e poi c’è. Ma come si produce quello che comunemente si chiama merce? Che cos’è, innanzitutto, una merce e come può essere valutata sia in un ambito strettamente economico, sia in un ambito più ampiamente umano? La produzione, in particolare della merce, si annoda strettamente con il problema del tempo. Si  ha merce in quanto si ha un geroglifico temporale o, per dir così, un’incarnazione temporale, un coagulo di tempo. Qualunque cosa sia stata prodotta

  • Quando incomincia la modernità? Da che cosa è contraddistinta? Nasce con Cartesio e con l’illuminismo europeo? O con John Locke e con l’illuminismo anglosassone? È rintracciabile anche in Pico della Mirandola o esige Galilei? Ma si può parlare di città moderna senza l’apporto di Leonardo da Vinci o senza la scienza nuova di Giambattista Vico?

  • Molti mi chiedono perché il mio libro s’intitoli Una rabbia di bambino (Spirali). Ho vissuto dai tre ai sette anni in una famiglia che era illegale per tre ragioni: innanzitutto perché era una famiglia di rifugiati provenienti dalla Germania e dall’Austria, poi perché era una famiglia di ebrei e infine perché era una famiglia di resistenti. Non ne ho sofferto in modo particolare, perché sono stato protetto da tre donne, le mie due sorelle maggiori e mia madre, e il resto del tempo l’ho trascorso tra collegi, ospedali, fattorie, naturalmente sotto falso nome. Ma la mia rabbia è

  • La modernità non c’era a Atene, né a Roma, ma neppure a Gerusalemme. Ma senza Gerusalemme, senza Roma e senza Atene non ci sarebbe stata la modernità. Tuttavia, non è stato un filosofo né un sacerdote a instaurarla. Non è stato un filosofo a inventare la scienza, è stato un artista e è avvenuto una volta, è avvenuto in Italia: è lo squarcio, lo squarcio nella repubblica occidentale, è il tempo come squarcio, il tempo come divisione, non più algebrica, non più geometrica. Non c’è più, da allora, l’idea di fine, che debba ispirare e guidare le azioni umane e stabilire un ritorno e intendere