Sergio Dalla Val

  • Secondo il Grande dizionario della lingua italiana (UTET), a cura di Salvatore Battaglia, l’artificio è “maestria, abilità nell’operare (e in particolare nell’esecuzione di un’opera d’arte)” e anche “accorgimento, espediente ingegnoso”. In queste accezioni non c’è traccia dell’idea dell’artificio come orpello lezioso o sviante, o addirittura come cosa subdola o fasulla, che a questo termine è stata associata: secondo il nostro Codice penale, (art. 640), l’artificio è considerato addirittura un requisito essenziale per il reato di truffa, assieme al raggiro.

  • Rispetto ai pilastri della cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”, l’AI sembra quella che più attrae curiosità, paure, investimenti. Non a caso: si tratta qui della parola, del fare, della scrittura, presunte facoltà umane, naturali, che per la prima volta ora sarebbero proprie anche a congegni artificiali. Ma questa possibilità postula una questione: per capire cos’è l’intelligenza artificiale, che viene contrapposta a quella umana, bisogna chiedersi che cosa sia l’intelligenza umana, che si presume distinta da quella artificiale. E se l’intelligenza artificiale si

  • Non è casuale che questo numero della nostra rivista, che si apre con la pubblicazione del dibattito Il giornalismo, la comunicazione, i totalitarismi. Dalle fake news a ChatGPT, abbia come titolo La fake news e non Le fake news. Questo numero infatti non s’inserisce nella vastissima letteratura che stigmatizza o esalta le fake news, considerate ora strumenti di disinformazione ora esempi di libertà di pensiero: troppo spesso l’accusa di fake news è spettrale, ogni punto di vista fabbrica la sua fake news per combattere quella altrui. Così le fake

  • Nel 1994, ho invitato a Bologna Dario Fertilio per la presentazione del libro Le notizie del diavolo. La parabola ignota della disinformazione (Spirali), nella galleria libreria Il secondo rinascimento. Da allora si è instaurato un dispositivo di parola interessantissimo, nei momenti più importanti della sua produzione, ma anche in altre occasioni come, per esempio, nel 2010, in un convegno in cui abbiamo denunciato l’Holodomor, il genocidio degli ucraini perpetrato dai sovietici. Rammento anche l’intervista per la nostra rivista in occasione della pubblicazione del libro

  • Dopo gli anni segnati dal Covid-19, mai come ora il turismo, nazionale e internazionale, sembra premiare le città d’arte e di cultura italiane, con un fatturato di decine di miliardi di euro, in netto aumento. Si parla così di turismo culturale, di turismo patrimoniale, di turismo artistico che proverebbero l’interesse degli abitanti del pianeta per la bellezza delle nostre città. Occorre dire, però che, in queste definizioni, l’arte, la cultura, la civiltà stessa sono spesso intesi come Kultur, come l’idea di civiltà, considerata patrimonio e insieme d’identità

  • In ogni tempo i saggissimi hanno giudicato la vita allo stesso modo: essa non vale niente… Sempre e ovunque si è udito dalla loro bocca lo stesso accento – un accento pieno di dubbi, di melanconia, di stanchezza della vita, un accento pieno di opposizione alla vita”. Così scrive nel 1888 Friedrich Nietzsche nel libro Crepuscolo degli idoli. E prosegue annotando che è impossibile, per chi vive, giudicare la vita. La vita vale, la vita non vale? E cosa vale? Vale la pena, la fatica, la candela? In effetti, come potere pensare, giudicare, valutare la vita senza

  • Qual è il modo del fare, dell’impresa, della riuscita? Come fare? In qualche modo? In modo interessante? A modo proprio? In modo personale? In modo diretto? In modo sacrificale? In modo facile? O suaviter in modo, come dicevano i gesuiti e come direbbe oggi Richard Thaler con la sua “spinta gentile”? Est modus in rebus, dicevano i latini, ma il modo non è la maniera, l’usanza, il protocollo dell’azione. Non serve alla modellistica professionale o confessionale, dunque sociale. Quali sono i modi dell’atto? Cosi Armando Verdiglione incomincia la lettera del

  • L’età, non solo quella tarda, sembra essere un problema per molti. Chi si lamenta di essere limitato perché “non ha l’età”, chi rimpiange che “alla mia età, è troppo tardi per fare quel che vorrei”. Da dove nasce questa maledizione dell’età, che non va mai bene? La questione dell’età incomincia con la questione di Edipo, segnatamente con l’enigma della Sfinge: “Qual è l’animale che prima ha quattro piedi, poi due, poi tre?”. Edipo risponde: “L’uomo”. Sembra una risposta intelligente, la Sfinge precipita.

  • Il titolo del convegno Industrial brain. L’apporto del manifatturiero fra crisi energetica e transazione ecologica, i cui testi aprono questo numero del nostro giornale, sembra sottolineare che l’industria, in particolare quella manifatturiera, è in balìa dei due mitici vortici dello Stretto di Messina: secondo la leggenda dei tempi della Magna Grecia, il vortice di Scilla (“la ninfa che dilania”), ovvero la crisi delle materie prime, e quello di Cariddi (“la ninfa che risucchia”), ovvero la transazione verso nuovi modi per produrre e risparmiare energia

  • Quando, nell’atto di parola, non ci sono più la commemorazione o la rimemorazione proprie al cerimoniale, quando il sogno e la dimenticanza intessono il racconto che trae al valore delle cose, senza più l’azione che tutto ordina e l’inazione con cui tutto è ordinario, quando la festa è festa della vita, in cui gli algebrismi della genealogia del senso e le geometrie dell’archeologia del sapere non reggono più, la celebrazione è il processo intellettuale della parola, è l’itinerario stesso che si rivolge alla sua cifra, è proprietà del destino della vita.