Sergio Dalla Val

  • I bambini palestinesi feriti ostentati da Hamas, l’attivista italiana in ceppi e manette in Ungheria, gli studenti colpiti dalle cariche della polizia, e tanto altro. Oggi, con i vecchi media e le nuove tecnologie, va in scena lo spettacolo dell’umanità, la “questione dell’uomo”: l’uomo è tornato protagonista dell’imago mundi, ma in quanto disperato, fragile, sofferente, moribondo, annichilito. Ecce homo: questa la condizione tragica dell’uomo, siamo tutti noi questo uomo vittima degli altri uomini, questo uomo che muore, e che tutti dobbiamo compiangere, in una sorta

  • Le paure suscitate dall’AI, che sono anche fonte dei pregiudizi nei suoi confronti, possono essere riassunte nell’idea che essa possa danneggiare l’uomo: toglie lavoro, facilita la manipolazione, minaccia la privacy, manca di trasparenza. Ma in questo convegno, L’intelligenza artificiale. Cambierà tutto? (Bologna, 13 gennaio 2024), abbiamo sentito anche come queste paure possano essere, se non tolte, quanto meno alleviate da un affinamento di normative e di tecnologie. E vi è chi, come il francescano Paolo Benanti, fresco presidente della Commissione sull’

  • I giovani sono i signori della vita”. Non molti oggi condividerebbero questo aforisma attribuito a Oscar Wilde: mai, come in quest’epoca, nei libri, nei giornali, nei siti i giovani sono presentati non come signori, ma come schiavi: schiavi delle sostanze, dell’indifferenza, dei disturbi comportamentali, tra cui primeggiano disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, e tanti altri. Sono schiavi di loro stessi, come dice il protagonista del libro di Sandro Frizziero, Confessioni di un NEET (Fazi editore): “Io, dentro la mia stanza, ho creato un

  • L’esigenza di tolleranza è quanto mai condivisa, almeno come la sua assenza. Tutti parlano di tolleranza, di cono che la tolleranza è importante e che bisogna tollerare il diverso, lo straniero, la vittima. E non c’è chi ammetta di essere intollerante. Ma come non cogliere che in questa accezione la tolleranza postula l’uguale sociale e mira all’Unico, risultando segregativa, talora anche razzista, cioè un modo della denigrazione e del la degradazione, della ghettizzazione e dell’assimilazione, dunque dell’inclusione cannibalica, fino all’autofagia?

  • Come diceva Caterina Giannelli nel suo intervento introduttivo al convegno L’età, le donne, il fare (Bologna, 13 giugno 2023), comunemente l’età è un modo per misurare il tempo, per definirlo, per rappresentarlo nella cronologia. È il tempo come chronos, come durata lineare, non come kairos, che è il tempo come taglio in atto, tempo come contingente, come complessità. Noi non sappiamo cos’è il tempo – lo dice anche Agostino d’Ippona: “Se me lo chiedi non lo so” (Le confessioni, 15.18) – , allora ce ne facciamo un’idea, lo carichiamo delle nostre

  • Secondo il Grande dizionario della lingua italiana (UTET), a cura di Salvatore Battaglia, l’artificio è “maestria, abilità nell’operare (e in particolare nell’esecuzione di un’opera d’arte)” e anche “accorgimento, espediente ingegnoso”. In queste accezioni non c’è traccia dell’idea dell’artificio come orpello lezioso o sviante, o addirittura come cosa subdola o fasulla, che a questo termine è stata associata: secondo il nostro Codice penale, (art. 640), l’artificio è considerato addirittura un requisito essenziale per il reato di truffa, assieme al raggiro.

  • Rispetto ai pilastri della cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”, l’AI sembra quella che più attrae curiosità, paure, investimenti. Non a caso: si tratta qui della parola, del fare, della scrittura, presunte facoltà umane, naturali, che per la prima volta ora sarebbero proprie anche a congegni artificiali. Ma questa possibilità postula una questione: per capire cos’è l’intelligenza artificiale, che viene contrapposta a quella umana, bisogna chiedersi che cosa sia l’intelligenza umana, che si presume distinta da quella artificiale. E se l’intelligenza artificiale si

  • Non è casuale che questo numero della nostra rivista, che si apre con la pubblicazione del dibattito Il giornalismo, la comunicazione, i totalitarismi. Dalle fake news a ChatGPT, abbia come titolo La fake news e non Le fake news. Questo numero infatti non s’inserisce nella vastissima letteratura che stigmatizza o esalta le fake news, considerate ora strumenti di disinformazione ora esempi di libertà di pensiero: troppo spesso l’accusa di fake news è spettrale, ogni punto di vista fabbrica la sua fake news per combattere quella altrui. Così le fake

  • Nel 1994, ho invitato a Bologna Dario Fertilio per la presentazione del libro Le notizie del diavolo. La parabola ignota della disinformazione (Spirali), nella galleria libreria Il secondo rinascimento. Da allora si è instaurato un dispositivo di parola interessantissimo, nei momenti più importanti della sua produzione, ma anche in altre occasioni come, per esempio, nel 2010, in un convegno in cui abbiamo denunciato l’Holodomor, il genocidio degli ucraini perpetrato dai sovietici. Rammento anche l’intervista per la nostra rivista in occasione della pubblicazione del libro

  • Dopo gli anni segnati dal Covid-19, mai come ora il turismo, nazionale e internazionale, sembra premiare le città d’arte e di cultura italiane, con un fatturato di decine di miliardi di euro, in netto aumento. Si parla così di turismo culturale, di turismo patrimoniale, di turismo artistico che proverebbero l’interesse degli abitanti del pianeta per la bellezza delle nostre città. Occorre dire, però che, in queste definizioni, l’arte, la cultura, la civiltà stessa sono spesso intesi come Kultur, come l’idea di civiltà, considerata patrimonio e insieme d’identità