Sergio Dalla Val

  • Quando, a metà degli anni novanta, con Vittorio Volterra presentammo a Bologna il libro del grande psichiatra e psicanalista francese Jean Oury, Creazione e schizofrenia (Spirali), posi la questione se e quando sarebbe venuto il tempo di una psichiatria scientifica, una psichiatria non ideologica, non farmacologica, non neurologica, non fenomenologica. Una psichiatria che non voglia eliminare la psicanalisi, ma non si camuffi da psicanalisi. Una psichiatria scientifica perché tiene conto della scienza della parola, non dei postulati della scienza del discorso che, da Aristotele a

  • "La libertà consente di essere padrone della propria vita e di fare poco conto delle ricchezze”. Con questa formulazione, Platone inaugura la mitologia occidentale che identifica libertà e padronanza, in particolare sulla propria vita, come se questa fosse a disposizione. E già evidenzia lo slittamento di tale discorso verso l’eutanasia: perché la padronanza della propria vita non dovrebbe giungere al punto di costituirci padroni di concluderla quando decidiamo di farlo? Così, la libertà di vivere diventa libertà di morire, la libertà di assumere la morte con un colpo solo, magari inflitto

  • Che cosa c’è di più conosciuto, certo, immediato della propria vita? Chi non pensa di poterne parlare con cognizione, obiettività, sicurezza? Chi non ha pronta la ricetta per gestirla? “Voglio vivere la mia vita”, “Devo dare una svolta alla mia vita”, “Adesso la mia vita è nelle mie mani” sono frasi che, volendo sottoporre la vita all’autonomia, la pongono ancora una volta in balia del fantasma di padronanza, ancorché proprio. Ma che cosa comporterebbe prendere possesso e padronanza della vita? Privarla di quel che non può essere padroneggiato, l’apertura, la differenza, la novità, che

  • La Russia. La Cina. Cuba. Israele e la Palestina. Il giornalismo li chiama punti caldi, gli economisti ne esaltano la crescita economica, i politici subiscono il ricatto e il fascino delle loro minacce e blandizie. Per il luogo comune sono aree inquietanti, incomprensibili, impasti di ricchezze e di miserie, di rivolte e di repressioni, tira e molla di negazione e concessione dei diritti umani, garbugli inestricabili di modernità e di arcaismi. L’importante è che questi paesi non disturbino, che non siano pericolosi, che non ci traggano in uno scontro di civiltà con la spartizione del

  • In un millennio che si è aperto ostentando dittature, genocidi, stermini e terrorismi, c’è ancora posto per la politica? Definire la politica “arte del possibile” è un modo per giustificare un operare, sempre a fin di bene, appellandosi a uno stato di necessità.

  • Gli psicofarmaci, l’elettroshock, i trattamenti sanitari obbligatori, i farmaci immunodepressivi, l’abuso di chirurgia vengono giustificati dalla mitologia medica con il principio di necessità, di mancanza di alternative: se non si fanno queste cose, che cosa si può fare? Così, in nome della salute ideale, futura, questa medicina limitata dalle proprie convinzioni e convenzioni impone la morte presente, nel migliore dei casi la vita bianca. Trascurando che, in vari ambiti, scienziati, medici e ricercatori sono protagonisti, ciascun giorno, della battaglia per la salute, che non si attiene

  • Da dove viene la pittura? Dove va? “Esercizio, studio, ricerca, lavoro di bottega ed esperienza di vita”, scrive, a proposito di Raffaello Sanzio, Bachisio Bandinu nel libro Raffaello Sanzio e Sandro Trotti, pubblicato nella collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali). E, scrivendo di Sandro Trotti, cita una sua frase: “Accendi i colori e fai il quadro”.

  • Il dossier di questo numero della nostra rivista riporta gli interventi dei dibattiti organizzati dall’Università internazionale del secondo rinascimento a Bologna e a Modena in occasione della pubblicazione del libro di Roberto Cecchi I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà, pubblicato dalla casa editrice Spirali, che sta suscitando un ampio dibattito in varie città d’Italia. Un dibattito essenziale per Bologna, per Modena, ma non solo: anche se apparentemente esenti da un macroscopico degrado urbano, queste città, come altre, sembrano soffrire di una

  • Il dossier di questo numero è costituito dagli interventi al forum internazionale Il valore dell’impresa. La sua arte e la sua invenzione per l’avvenire dell’Italia e dell’Europa (Camera di Commercio di Modena, 21 novembre 2006), organizzato dal  Brainworker Institute e dall’Università internazionale del secondo rinascimento con la collaborazione di Confindustria Modena e della sua scuola di management, Nuova Didactica. L’occasione di questo forum è stata la pubblicazione del libro dell’economista Roberto Ruozi Il valore dell’impresa (Spirali). Valore

  • Fra i motivi per cui questa rivista è sorta nel 2000, c’è la constatazione che si è ormai dissipata l’opposizione tra città e provincia, e che quindi è impossibile definire la città nei termini tradizionali, cioè secondo la dimensione o il numero degli abitanti. Ormai le imprese, i centri direzionali, gli istituti di ricerca, gli uffici finanziari, gli scambi internazionali, che definiscono la città, non sono più appannaggio solo degli agglomerati tradizionali. Può accadere, per esempio, che Cupertino, dove Steve Jobs ha inventato il suo personal computer, abbia avuto un