Sergio Dalla Val

  • Come la restituzione contribuisce alla valorizzazione? Secondo l’idea che gli obblighi sociali costituiscano la base della civiltà, la restituzione, per esempio di un dono, risulta essenziale per istituire i rapporti sociali nell’idea di parità. Si tratterebbe di restituire per ricambiare, per contraccambiare, per avviare un ordine sociale come ordine simbolico: secondo l’antropologia, con il dono non si costituirebbe il valore della cosa, bensì il valore del rapporto come base della società. Per questo il dono potrebbe anche essere inutile, proprio per marcare il suo

  • Tra le sue varie definizioni, il novecento potrebbe annoverare anche questa: è il secolo delle riviste e dei manifesti culturali e artistici. Dalla “Voce” alla “Lacerba”, da “Critica sociale” a “Nuovi argomenti” fino a “Aut aut”, attorno alle riviste sorgevano movimenti, collettivi e correnti che, pur mantenendo alcuni compromessi con le ideologie, lanciavano idee, messaggi, proposte. Ma ora, con il venir meno delle utopie ideologiche e delle avanguardie culturali, dopo la fine del secolo, anche il tempo delle riviste, e con esso il tempo dei dibattiti e della ricerca

  • Il libro di Giancarlo Comeri Medicina di vita (Spirali) è una narrazione straordinaria, è la novella di una medicina autentica e scientifica. Medicina come ricerca, come arte, come esperienza. In questo senso, medicina come scienza, in quanto ricerca, esperienza, battaglia di parola, non come scientismo, che ha trasformato molto spesso la medicina in un discorso, nel discorso medico, che poggia su alcune caratteristiche ben delineate da questo libro.

  • Quando, a metà degli anni novanta, con Vittorio Volterra presentammo a Bologna il libro del grande psichiatra e psicanalista francese Jean Oury, Creazione e schizofrenia (Spirali), posi la questione se e quando sarebbe venuto il tempo di una psichiatria scientifica, una psichiatria non ideologica, non farmacologica, non neurologica, non fenomenologica. Una psichiatria che non voglia eliminare la psicanalisi, ma non si camuffi da psicanalisi. Una psichiatria scientifica perché tiene conto della scienza della parola, non dei postulati della scienza del discorso che, da Aristotele a

  • "La libertà consente di essere padrone della propria vita e di fare poco conto delle ricchezze”. Con questa formulazione, Platone inaugura la mitologia occidentale che identifica libertà e padronanza, in particolare sulla propria vita, come se questa fosse a disposizione. E già evidenzia lo slittamento di tale discorso verso l’eutanasia: perché la padronanza della propria vita non dovrebbe giungere al punto di costituirci padroni di concluderla quando decidiamo di farlo? Così, la libertà di vivere diventa libertà di morire, la libertà di assumere la morte con un colpo solo, magari inflitto

  • Che cosa c’è di più conosciuto, certo, immediato della propria vita? Chi non pensa di poterne parlare con cognizione, obiettività, sicurezza? Chi non ha pronta la ricetta per gestirla? “Voglio vivere la mia vita”, “Devo dare una svolta alla mia vita”, “Adesso la mia vita è nelle mie mani” sono frasi che, volendo sottoporre la vita all’autonomia, la pongono ancora una volta in balia del fantasma di padronanza, ancorché proprio. Ma che cosa comporterebbe prendere possesso e padronanza della vita? Privarla di quel che non può essere padroneggiato, l’apertura, la differenza, la novità, che

  • La Russia. La Cina. Cuba. Israele e la Palestina. Il giornalismo li chiama punti caldi, gli economisti ne esaltano la crescita economica, i politici subiscono il ricatto e il fascino delle loro minacce e blandizie. Per il luogo comune sono aree inquietanti, incomprensibili, impasti di ricchezze e di miserie, di rivolte e di repressioni, tira e molla di negazione e concessione dei diritti umani, garbugli inestricabili di modernità e di arcaismi. L’importante è che questi paesi non disturbino, che non siano pericolosi, che non ci traggano in uno scontro di civiltà con la spartizione del

  • In un millennio che si è aperto ostentando dittature, genocidi, stermini e terrorismi, c’è ancora posto per la politica? Definire la politica “arte del possibile” è un modo per giustificare un operare, sempre a fin di bene, appellandosi a uno stato di necessità.

  • Gli psicofarmaci, l’elettroshock, i trattamenti sanitari obbligatori, i farmaci immunodepressivi, l’abuso di chirurgia vengono giustificati dalla mitologia medica con il principio di necessità, di mancanza di alternative: se non si fanno queste cose, che cosa si può fare? Così, in nome della salute ideale, futura, questa medicina limitata dalle proprie convinzioni e convenzioni impone la morte presente, nel migliore dei casi la vita bianca. Trascurando che, in vari ambiti, scienziati, medici e ricercatori sono protagonisti, ciascun giorno, della battaglia per la salute, che non si attiene

  • Da dove viene la pittura? Dove va? “Esercizio, studio, ricerca, lavoro di bottega ed esperienza di vita”, scrive, a proposito di Raffaello Sanzio, Bachisio Bandinu nel libro Raffaello Sanzio e Sandro Trotti, pubblicato nella collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali). E, scrivendo di Sandro Trotti, cita una sua frase: “Accendi i colori e fai il quadro”.