Cifrematica

  • Vorrei dare una breve testimonianza di simpatia e di riconoscenza nei confronti di Armando Verdiglione, con cui ho collaborato per tanti anni, a partire dal 1983, partecipando a un congresso che si è tenuto a Gerusalemme dal 6 al 9 dicembre di quell’anno, organizzato dal Movimento Freudiano Internazionale. È un tipo di collaborazione che prosegue da molti anni, senza nessun contratto, quindi senza tutti quei risvolti giudiziari che vorrebbe attribuire il tribunale a qualsiasi incontro fra le persone: non abbiamo mai avuto problemi di tipo giudiziario, perché c’è sempre stato un rapporto

  • Mentre inizio a parlare avverto da parte vostra – e ve ne sono grato – una grande disposizione all’ascolto. Una sensazione del tutto diversa rispetto a quando sono andato a testimoniare nell’ultimo processo contro Armando Verdiglione. Lì, ho avvertito una predisposizione preconcetta, un atteggiamento già orientato contro quel che la parola chiede di più: l’ascolto. Senza ascolto, la parola è morta, anzi, non è neppure più parola. Mi sono chiesto che cosa andavo a dire in questo tribunale. Non sono in grado di entrare nel particolare degli aspetti giuridici, anche se capisco che c’è una

  • “Me ne vado, la mia vita è altrove”. “Ero stanco dell’Italia, ora me ne sto altrove”. Andare altrove, starsene altrove. Traslocare, addirittura delocalizzare. “Qui in Italia non si può più lavorare, occorre andare altrove, delocalizzare la produzione”. Chi trasloca, chi delocalizza: si tratta sempre di luogo, questo luogo, un altro luogo, il luogo presente, il luogo che conosco già. La delocalizzazione, volgendo una questione di struttura e di direzione d’impresa in problema di luogo, presunto svantaggioso, mantiene l’ideologia del localismo, con l’idea di alternativa, e manca l’

  • Senza l’apporto della psicanalisi e della cifrematica, che ha precisato lo statuto originario e intellettuale della psicanalisi, la comunicazione è confusa con l’informazione, intesa come passaggio di dati da emittente a ricevente. Questo comporta che, parlando, per esempio con il medico o con l’insegnante, nell’impresa o nella vendita, spesso domini l’idea di un soggetto attivo e di uno passivo. Questa idea è alla base del rapporto sociale, che può sembrare rassicurante in quanto assegna a ciascuno un ruolo. Ma chi si trova, anche nel proprio mestiere, in un dispositivo di parola, nel

  • Che cosa è la sostanza? “Che cos’è?”, τι ἐστί?, dicevano i greci. Quando una simile domanda, “che cos’è?”, viene formulata, ci accorgiamo che è presa in un’idea di sostanza come riferimento, cioè un’idea di qualcosa che possa essere racchiusa in una definizione, che possa essere rappresentata in un’entità cui attribuire funzioni, effetti, proprietà, a prescindere dal viaggio in corso per questa cosa.
    Che cos’è? Se per un verso la questione incomincia da qui, dal “Che cos’è?”, per l’altro essa prosegue solamente se a questo τι ἐστί? non viene risposto: “Ecco, è questo”, ma è lasciato

  • Dissidente, dis-sedeo, “avere sede altrove”, oppure “non ho sede”. Per un non dell’avere, Bat Ye’or, letteralmente “figlia del Nilo”, ha incominciato il suo viaggio. Figlia di padre ebreo italiano fuggito in Egitto a seguito delle leggi razziali, l’Egitto di Nasser le nega la cittadinanza e poi le confisca i beni di famiglia. A Londra trova una principessa polacca, a sua volta fuggita dall’occupazione comunista della Polonia, che, grazie a un brillante nascosto nell’orecchio, ha trovato il modo di incominciare a vivere in Inghilterra. Questa donna incontra una giovanissima Bat Ye’or

  • Intesi secondo il senso comune, la natura, la scienza e la parola sono termini contrapposti. La natura sarebbe naturale, oppure reale, comunque autosufficiente: per Aristotele, perseguirebbe le sue finalità, al punto che il filosofo greco prende un albero come esempio di causa finale. Dopo Aristotele, dopo l’illuminismo divenuto ideologia corrente, questa natura autonoma avrebbe due grandi nemici: la scienza (soprattutto se confusa con la tecnica) e l’uomo, che potrebbero alterare, contaminare, inquinare la sua spontaneità, i suoi fini per definizione naturali, corretti e buoni. Ma in

  • Mala tempora currunt, scriveva Cicerone, non senza ironia, quando la repubblica romana stava lasciando il posto all’impero. “È un brutto momento”, potremmo tradurre, seguendo il ritornello che viene ripetuto da più parti, soprattutto nell’ambito dell’impresa, del commercio e delle professioni. Un brutto momento, un momento negativo, addirittura un momentaccio. Innanzi a questa rappresentazione del tempo, serpeggia la paura, aumenta lo sconforto, si moltiplica la rassegnazione. C’è chi si ritira, chi si ridimensiona, chi aspetta, chi si dispera. Reazioni umane, comprensibili,

  • Secondo Esiodo, Gaia appare dopo il Caos e unendosi con Urano genera varie creature, tra cui i Titani, i Ciclopi e infine Cronos, il Tempo. In questo mito Gaia è la madre terra, in particolare madre del tempo. Questo tempo è Crono, è cronologico, perché ha un'origine, e postula una madre precedente a lui, una madre fuori del tempo, una terra madre. La terra diviene madre se è terra d’origine, se viene prima del tempo, dunque ne è preservata, esente, pura. La terra di Esiodo è nello spazio, è spaziale perché non è attraversata dal tempo, ne è l’origine, origine di un tempo

  • A quattrocento anni dal Convivio di Platone, in cui il banchetto è il pretesto per una disputa sull’amore, con l’atto dell’Eucarestia, Cristo stacca il nutrimento dalla credenza nella sostanza. Nell’ultima cena offre il pane, e dice che è il suo corpo, offre il vino, e dice che è il suo sangue. Diremmo che il corpo e il sangue sono sostanze, stanno sotto a quel che appare, ossia sotto il pane e il vino? Pane e vino sarebbero metafore, starebbero al posto del corpo e del sangue, come crede il protestantesimo? Con il cattolicesimo, invece, non si tratta di metafora sostanziale, ma di