Psicanalisi

  • Il Nord e il Sud, rappresentati come luoghi, sembra siano in guerra. In una mitologia germanica, soprattutto illuministico-romantica, il nord, solare e civile, è visto in opposizione al sud, oscuro e barbaro. Dove conduce questo modo di affrontare la questione? Alla guerra. Il nord e il sud, posti in relazione tra loro, escluso il terzo, l’Altro, si trovano agli opposti, nel conflitto gnostico tra il bene e il male. E la guerra diviene infinita perché ognuno dei due poli crede di incarnare il bene in lotta contro il male. Una lotta mortale e mortifera. Questa dicotomia manicheistico-

  • “Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere” scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più l’arte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo l’occorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose “non aspettano tempo”, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non c’è scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, “Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire

  • La nozione di sociale ha conosciuto, negli ultimi vent’anni, una trasformazione radicale, che ha fatto riconsiderare gran parte delle accezioni che la riguardavano. Tanto il concetto di variabile sociale dato dalla suddivisione dei ruoli e del lavoro, di Durkheim, quanto quello di spinta intrinseca all’equilibrio e all’omeostasi proposto da Pareto hanno un valore molto meno assoluto e prevalente rispetto al passato, a vantaggio di teorie che tengono maggiormente conto della variazione come elemento costante e originario e di una mobilità dall’andamento imprevedibile a priori, come

  • Nelle famiglie, nelle scuole, nelle imprese gira aria di conciliazione, di pacificazione, che la guerra in Afghanistan fa invocare ancor più. Ma come interviene oggi la pace? È il contrario della guerra? È forse vero che se vuoi la pace devi preparare la guerra? La pace non è la calma che, tutto appianando, tutto collegando, toglie quel conflitto di cui si nutre. Il principio della pace è il principio della morte e il dialogo con cui si vuole portare la pace è, come mostra Platone, essenzialmente polemologico: vive di soggetti in conflitto fra loro. La fine della guerra come pacificazione

  • Le donne non sono un insieme e, in quanto tali, non esistono. Sarebbero il segno della differenza sessuale, poiché sarebbero tenute, da una parte, a compiere l’economia del sangue, per la riproduzione, come voleva Aristotele, e, dall’altra, a incarnare il negativo come altra faccia del positivo, da sempre attribuito agli uomini nel discorso occidentale.

  • Intervista di Sergio Dalla Val 

    Con l’11 settembre, con l’attacco alle Torri, cosa finisce e cosa incomincia per la politica?

    Tutto incominciò, fin dalla Bibbia, o anzi non incominciò, con la torre: Babele, ovvero l’idea di una padronanza impossibile sulla lingua e sulla parola, sulla terra e sul cielo, come sulla repubblica. Questa idea di padronanza avrebbe portato alla confusione o alla fusione linguistica. Con Babele, un primo teorema: non c’è più fusione. L’altra lingua esclude la fusione e, pertanto, la

  • Ma è proprio vero che il mezzo è il messaggio? Dopo che la logica, la linguistica, la semiotica sono confluite nell’universalismo disciplinare, dopo che la psicanalisi angloamericana prima e quella francese poi si sono spente, piegate alle ideologie del XX secolo, perché la comunicazione dovrebbe ancora procedere dall’unità e mirare all’unificazione? C’è ancora bisogno del dualismo idealista forma/contenuto (“Internet è neutro, tutto dipende dai contenuti”) o della loro confluenza post-ideologica (“Con i nuovi media, la scrittura è parola e la parola è scrittura”)? Con la cifrematica, la

  • Vorrei partire dal titolo del libro di Padre Roberto Busa, Quodlibet, parola ostica, forse intraducibile. “Quodlibet”, dice Padre Busa nella presentazione, è il titolo di alcuni scritti di San Tommaso, raccolte di questioni del pubblico che poteva porre domande: Quodlibet ad volumtatem cuislibet, cioè cose di qualsiasi argomento, secondo la volontà di ciascuno. Cose qualsiasi dunque: primo esempio di libertà di interrogazione, di libertà di parola. Ben differente dal dialogo socratico. Ma subito una questione: qualsiasi cosa o una cosa qualsiasi? Questione di

  • Considerate come l’Inferno e il Paradiso, il regno della dannazione e quello della salvezza, la globalizzazione e l’antiglobalizzazione sono due facce della stessa medaglia. Da una parte, chi predica i vantaggi di “fare come se il mondo fosse un posto solo”, dall’altra, chi predice la fine certa e ravvicinata di questo stesso mondo. Per entrambi, però, le dissolte ideologie del ventesimo secolo sono state presto rimpiazzate da più o meno solide visioni del mondo. Allora ecco che, per chi procede dalla visione, che tutto unifica e massifica, anziché dall’ascolto, che s’instaura con la

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    L’invenzione di nuovi media nell’arte, nell’impresa, nella comunicazione sembra porre il problema dell’impossibilità, per una gran parte dell’umanità, di accedervi.

    Che cos’è l’accesso? È ciò che, nel discorso occidentale, sta al posto della funzione di zero. Già la fisica e la metafisica, poi l’antropologia, parlavano di accesso al simbolico, di accesso alle strutture elementari della parentela. Queste strutture erano fondate su una logica di rapporti sociali, su una genealogia. Che