Scrittura

  • Le religioni monoteistiche e finanche, al loro interno, le correnti reputate tra le più “ortodosse”, sono disseminate di incrostazioni gnostiche. Il mio tentativo è stato quello di definire il rapporto tra Dio e la poesia affrancandomi, nei limiti del possibile, da queste incrostazioni gnostiche. Come ha influito lo gnosticismo, in particolare, su Eugenio Montale? Ritengo che la gnosi di Montale, espressamente ispirata all’eresia nestoriana, sia particolarissima e geniale e che, in particolare, la poesia Antico, sono ubriacato dalla voce, fortemente gnosticizzante, sia di respiro

  • È molto difficile parlare del rapporto che c’è tra l’uomo in generale, l’ebreo in particolare e Dio. Sin dai primissimi capitoli della Torah – la parte fondamentale dell’Antico Testamento – si narra dell’istituzione del rapporto tra l’uomo e Dio. Cercherò di trovare una spiegazione dal punto di vista rabbinico, poiché il contenuto del libro di Bloch mi tocca particolarmente da vicino, in quanto studioso del testo della Torah, della Bibbia, dei testi rabbinici e di ciò che riguarda lo scibile ebraico.

  • La più potente scrittura che l’uomo abbia mai inventato è la scrittura matematica, la scrittura della modellizzazione totale di ogni cosa. Nessuna scrittura potrebbe rendere un tavolo come la scrittura matematica. Apparentemente, sembrerebbe meglio un’immagine, meglio dipingerlo, però solo la matematica è in grado potentemente d’impadronirsi di questo movimento rappreso che è un tavolo. E questa verità potremmo illustrarla con la grande intuizione cartesiana dell’algebra e degli assi cartesiani: si tratta sempre di stabilire due coordinate cercando di cogliere dove si trova il punto che si

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Polonia, Stati Uniti. Combinazione, integrazione. Cosa c’è nella sua poesia della Mitteleuropa e cosa c’è degli Stati Uniti?

    Le influenze che colpiscono la mia poesia riguardano soprattutto l’Europa, l’Europa centrale, la poesia inglese; mentre il mio interesse per gli Stati Uniti riguarda principalmente le amicizie, più che la concretezza della poesia. Infatti, ho moltissimi amici fra i poeti degli USA e credo che sia l’unico paese in cui c’è questa solidarietà tra poeti. Ho vissuto a Parigi per parecchi anni come esule e non sono

  • Il mio primo libro di poesie s’intitolava L’infinito quotidiano. C’era già una vaga idea di poetica, in quel titolo, come un marchio sulla mia visione del mondo, sul modo di accostarmi alla realtà, tendendo le reti della fantasia. Cercare l’infinito quotidiano significa quotidianizzare l’infinito, ma anche dare una scossa ai semplici movimenti, alle emozioni primarie che hanno radici in qualcosa di più grande e che detengono, in proporzioni misteriose, riverberi d’infinito. Disponiamo di mezzi limitati, orfani, comunque, dell’assoluto.

  • Armando Verdiglione concludeva la sua conferenza a Modena (2 aprile 2004), pubblicata in questo numero, rilevando che la vera questione che l’ebraismo incomincia ad affrontare e poi il cristianesimo e il cattolicesimo affrontano ancora di più è la questione donna. “È questo che viene evitato dall’Islam – diceva –, la questione donna. La paura della morte diventa paura della donna. Tutto un sistema, costruito sulla paura della donna. Tutta una serie di vincoli, di proibizioni, di prescrizioni, di negatività, perché la donna sia solo lì, senza piacere. Quindi, anche la clitoride dev’essere

  • Nel libro di Ennio Cavalli Cose proprie. 1973-2003, sono state raccolte la maggior parte delle poesie da lui scritte, tratte dalle opere L’infinito quotidiano, Trent’anni, Carta intestata, Po e Sia, Libro di storia e di grilli, Libro di scienza e di nani, Bambini e clandestini. Raccogliere tutte le poesie scritte espone a una differenza di piani, a seconda dei periodi in cui sono state scritte, il modo, il senso, il contenuto. Mi sono piaciute di più quelle sul servizio militare Naja tripudians, perché non solo registrano un “assalto” al quotidiano

  • In un tempo di luci e di ombre i frati e i monasteri costituivano un punto di riferimento anche culturale e, ancora una volta, dopo secoli e secoli di storia, in una città aperta come Bologna, si è stati quasi costretti a bussare al convento per fare qualcosa che vorrebbe dire solo cultura, per interrogarsi e per dare una qualche risposta su un delitto molto grave che ha attanagliato l’interesse degli italiani, facendoli riflettere sui misteri della mente umana, sul valore della libertà, sulla necessarietà di limiti alle esigenze processuali.

  • Ringrazio l’Unione Industriali di Modena, in particolare la Nuova Didactica e coloro che dirigono questa iniziativa e che promuovono un dibattito anche rispetto all’economia, alla finanza e all’intellettualità dell’impresa. Ringrazio la dottoressa Anna Spadafora, che ha voluto organizzare questo incontro e ha tanto insistito, e anche la dottoressa Stefania Persico, che mi ha convinto a intervenire. Sono contento di trovarmi qui con voi e ringrazio ciascuno di voi di trovarsi qui con me.

  • Nel 1959 la maggior parte del popolo cubano appoggiò la rivoluzione di Castro. Quel discorso che denunciava le ingiustizie, quelle idee di libertà, di rispetto della vita umana, le dichiarazioni di Castro, secondo cui egli era contro tutte le dittature, mi fecero credere che alla fine la mia patria avrebbe avuto una società libera. Penso che il mondo intero fosse favorevole a Fidel Castro, i popoli credevano in lui. Però molto presto arrivò la delusione, perché lo stesso Castro, che si autoproclamava vincitore della dittatura fascista, non fece altro che stabilire la