Sergio Dalla Val

  • In ogni tempo i saggissimi hanno giudicato la vita allo stesso modo: essa non vale niente… Sempre e ovunque si è udito dalla loro bocca lo stesso accento – un accento pieno di dubbi, di melanconia, di stanchezza della vita, un accento pieno di opposizione alla vita”. Così scrive nel 1888 Friedrich Nietzsche nel libro Crepuscolo degli idoli. E prosegue annotando che è impossibile, per chi vive, giudicare la vita. La vita vale, la vita non vale? E cosa vale? Vale la pena, la fatica, la candela? In effetti, come potere pensare, giudicare, valutare la vita senza

  • Qual è il modo del fare, dell’impresa, della riuscita? Come fare? In qualche modo? In modo interessante? A modo proprio? In modo personale? In modo diretto? In modo sacrificale? In modo facile? O suaviter in modo, come dicevano i gesuiti e come direbbe oggi Richard Thaler con la sua “spinta gentile”? Est modus in rebus, dicevano i latini, ma il modo non è la maniera, l’usanza, il protocollo dell’azione. Non serve alla modellistica professionale o confessionale, dunque sociale. Quali sono i modi dell’atto? Cosi Armando Verdiglione incomincia la lettera del

  • L’età, non solo quella tarda, sembra essere un problema per molti. Chi si lamenta di essere limitato perché “non ha l’età”, chi rimpiange che “alla mia età, è troppo tardi per fare quel che vorrei”. Da dove nasce questa maledizione dell’età, che non va mai bene? La questione dell’età incomincia con la questione di Edipo, segnatamente con l’enigma della Sfinge: “Qual è l’animale che prima ha quattro piedi, poi due, poi tre?”. Edipo risponde: “L’uomo”. Sembra una risposta intelligente, la Sfinge precipita.

  • Il titolo del convegno Industrial brain. L’apporto del manifatturiero fra crisi energetica e transazione ecologica, i cui testi aprono questo numero del nostro giornale, sembra sottolineare che l’industria, in particolare quella manifatturiera, è in balìa dei due mitici vortici dello Stretto di Messina: secondo la leggenda dei tempi della Magna Grecia, il vortice di Scilla (“la ninfa che dilania”), ovvero la crisi delle materie prime, e quello di Cariddi (“la ninfa che risucchia”), ovvero la transazione verso nuovi modi per produrre e risparmiare energia

  • Quando, nell’atto di parola, non ci sono più la commemorazione o la rimemorazione proprie al cerimoniale, quando il sogno e la dimenticanza intessono il racconto che trae al valore delle cose, senza più l’azione che tutto ordina e l’inazione con cui tutto è ordinario, quando la festa è festa della vita, in cui gli algebrismi della genealogia del senso e le geometrie dell’archeologia del sapere non reggono più, la celebrazione è il processo intellettuale della parola, è l’itinerario stesso che si rivolge alla sua cifra, è proprietà del destino della vita.

  • In un libro best seller della fine dello scorso millennio, Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale (Garzanti), il politologo Samuel Huntington scrive: “Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro”. In questo saggio, Huntington ritiene che le fonti dei conflitti non saranno più le

  • Occorrevano tutta la sobrietà, la finezza, la serietà dell’autore, Paolo Moscatti, della curatrice, Anna Spadafora, e della casa editrice Spirali per mettere un titolo cosi fine a questo libro, La mia bussola. L’amicizia, la famiglia, l’impresa (Spirali), che ogni direttore commerciale avrebbe lanciato, in modo un po’ roboante, come “il più importante, imperdibile, convincente, manuale per divenire imprenditori nel terzo millennio”. Ma non avrebbe avuto torto, perché il libro è anche questo: come una bussola, è un prezioso strumento per chi si accosta all’

  • È un’occasione straordinaria tenere la conferenza di fine anno della nostra rivista in una galleria d’arte, la sede dell’Associazione Oniro, a quasi trent’anni dall’inaugurazione della libreria galleria Il Secondo Rinascimento di Bologna. Questo è un posto straordinario, con opere bellissime, un centro d’arte e di cultura che auspico divenga sempre più rilevante a Modena, e non solo.

    Prima di stabilire di venire qui, ci chiedevamo dove andare, noi, nel nostro nomadismo, nella nostra dissidenza. Non a caso parlavamo di dove, perché l’

  • Quando negli anni sessanta un sindacalista, durante un comizio, ripeté il famoso slogan socialista: “Pane e lavoro”, ci fu tra il pubblico chi urlò: “Pane va bene, lavoro anche no”. È un aneddoto forse banale, ma sembra proporre una prima risposta alla domanda: “Perché oggi non è facile trovare lavoratori?”. Sul lavoro pesa una maledizione, il lavoro non piace, è rifiutato, è negato; tra l’altro, in latino laborare voleva dire “soffrire” (ex stomaco laboro indicava “ho mal di stomaco”) e in alcune regioni ancor oggi “lavorare” si dice “faticare”. Perché il

  • Per salvaguardare l’ordine geopolitico e gli interessi economici e finanziari, sotto l’ordine mondialista, l’indifferenza in materia di umanità del provincialismo e del populismo americano e europeo lascia che Xi Jinping, Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan, Kim Jong-un, i castristi, i telebani, i fondamentalisti compiano massacri, stermini, torture e aboliscano i diritti civili nei loro stati e in Africa, a Hong Kong, nello Xinjiang, in Crimea, in Libia, in Siria, in Afghanistan.