Arte

  • L’esigenza di rappresentare, di metaforizzare attraverso un linguaggio differente una situazione, un vissuto o un’impressione è sempre esistita. In musica è quel che è chiamato “a programma”. Nelle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, per esempio, c’è il progetto di rappresentare, di evocare una certa situazione paesaggistica. Nel caso dell’acusmetria, l’intenzione non è più quella di rimandare a una dimensione sensoriale complessa in cui l’uomo è il soggetto che percepisce un ambiente articolato – alberi, fiumi, uccelli, mare e così via – ma, come nei casi descritti da Marco

  • Se nei loro lavori precedenti della collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali), Shen Dali e Dong Chun stabilivano vertiginosi contatti fra la poesia cinese e la pittura occidentale, in questa nuova pubblicazione, che riguarda Ferdinando Ambrosino, pittore campano vivente, e Andrej Rublëv, un monaco-artista russo, nato intorno al 1360 e morto a Mosca nel 1430, il loro sguardo-indagine si sposta, ma fascino e problematicità restano. I due autori si muovono fra icone e vangeli, leggende russe e richiami della cultura e poesia cinese e poesia francese. E non mancano richiami al buddismo.

  • Shen Dali

    Nel nostro lavoro comparativo, come ha detto Dong Chun, abbiamo cercato di offrire uno sguardo orientale sull’arte occidentale da un punto di vista estetico. Più precisamente, si tratta della percezione di un’opera straniera di pittura o di scultura, da parte di un cinese e di una cinese. Ciò che ha attratto la nostra attenzione è l’esotismo, che genera naturalmente “un’estetica del diverso”, com’è stata indicata dallo scrittore francese Victor Segalen, definito il “poeta cinese”. Ai suoi tempi, Segalen deplorava la degradazione del diverso, constatando che “il diverso decresce”. Nel

  • Per l’artista calligrafo giapponese Yu-Ichi Inoue (1916-1985), scrivere caratteri era l’unica ragione di vita. Nel suo lavoro, i caratteri sono tracciati come se l’artista avesse voluto verificare le idee che proiettava nei segni. Anche se ridotta a un unico ideogramma, con Yu-Ichi la scrittura fa scaturire il pensiero di colui che scrive. Procedimento che si situa distantissimo dalla calligrafia tradizionale, erede di una storia di tremila anni, il cui insegnamento egli decise di rinnegare nel 1955. Nei trent’anni successivi, fino alla sua morte, si dedicò unicamente alla scrittura e,

  • Non si finisce mai d’imparare, si potrebbe dire che è l’unica nostra vera professione. Ho realizzato circa venti film – e diversi cortometraggi e documentari – e in questo momento sto lavorando al mio ventunesimo. Sono, come si dice, un uomo impegnato, ma imparare fa parte dei miei impegni, o forse dovrei dire che imparare è il mio mestiere, studio continuamente film, anche mentre realizzo i miei. Lo stesso percorso di realizzazione di un film è per me una lezione, un percorso di apprendimento e di educazione.

  • Intervista di Anna Spadafora

    La rivista italiana “La città del secondo rinascimento” è molto felice di pubblicare, nel numero dedicato all’ospitalità, un’intervista al direttore del progetto di Paju Bookcity, la città interamente dedicata al libro che da poco è sorta in Corea, a nord-ovest di Seul. Di cosa si tratta?

    È un particolare luogo dove ciascuna cosa ha a che fare con il libro, l’editoria e la stampa, nonché la logistica e il trasporto a esso connessi. Abbiamo messo tutto questo assieme per creare un effetto di sinergia che giovi a una maggiore creatività.

  • Mostrare, celare. Celare per mostrare meglio, mostrare per celare meglio. Definire l’immagine, manipolarla, epurarla. Vale più la cosa o la sua immagine? A più di mille e trecento anni dallo scontro tra iconoclasti e iconoduli, tra chi proibiva l’immagine e chi l’adorava, quale partita si gioca intorno al valore? Sarebbe immediato rispondere: il potere come tale, quindi invisibile, si rende visibile in valori simulati, espliciti, spettacolari. E l’immateriale dovrebbe divenire la sostanza del valore e dello scontro sul valore: il valore dell’impresa sarebbe il valore della sua immagine

  • Il mio discorso, breve, relativo al libro di Marco Maiocchi, Archestesie, ha cinque livelli. Il più basso è che sono stato presente nel libro come mangiatore di tartufo, e sono contento di averlo fatto.

    Il secondo è quello del gioco che condividiamo con Maiocchi e gli altri amici coautori del libro, e che è una scelta epistemologica. Il gioco è il luogo in cui si fanno le cose che altrove non si fanno, e quando si fanno le cose nel gioco si scoprono realtà impreviste.

    Questi sono i primi due livelli del discorso che nasce dal libro, ma ce ne sono altri, con cui entriamo

  • intervista di Francesca Baroni e Simone Serra

    Oltre che regista, lei è scrittore, pittore e architetto. Perché questi modi differenti di comunicare?

  • Shen Dali

    intervista di Sergio Dalla Val

    Nei tre libri Marc Chagall e Antonio Vangelli, Henri Matisse e Alfonso Frasnedi, Pierre-Auguste Renoir e Grigorij Zejtlin (Spirali edizioni, collana “L’arca. Pittura e scrittura”), scritti insieme a Dong Chun, lei legge le opere di questi artisti confrontandoli a due a due. Non tenta una storia dell’arte ma un confronto tra la pittura europea e la poesia cinese, una combinazione inaspettata.