Politica

  • La lettura del libro di Ruggero Guarini, Fisimario 2008 (Spirali), mi ha arricchita molto perché è un testo esigente. Il metodo di confrontare in maniera asincronica personaggi storici diversi costringe il lettore a fermarsi a riflettere e a ragionare, un effetto rafforzato dallo stile paradossale con cui elogia quello che vuole demolire e disprezza ciò che invece vuole lodare. Non si legge dunque tutto d’un fiato, perché la moltitudine di richiami storici pone alla nostra attenzione tante questioni dagli aspetti poco conosciuti: ad esempio, il fatto che Giacomo Leopardi scrisse

  • Non parlerò del libro di lettere immaginarie di Ruggero Guarini, Fisimario 2008 (Spirali), perché credo sia più bello scoprirlo con la lettura. Nella letteratura occidentale, l’utilizzo di lettere immaginarie è un vecchio topos – Le lettere di Berlicche, per esempio, è del 1942 – che permette all’autore di essere e di non essere. 

  • L’idea di queste “lettere immaginarie” nacque dall’impegno assunto con l’agenzia “Il Velino” di commentare i fatti politici e culturali del giorno e dal desiderio di frapporre fra me e una materia spesso deprimente una distanza ironica ed eventualmente beffarda. Di qui la decisione di affidare ogni volta alla voce di un più o meno illustre defunto l’espressione delle mie idee. Un espediente che fra l’altro mi ha permesso, credo, di cogliere meglio un aspetto del nostro tempo che non cessa di stupirmi: la montagna di menzogne sulle quali riposa la nostra storia ufficiale degli ultimi due

  • Harry Wu

    Nel suo libro Laogai. L’orrore cinese (Spirali), lei racconta della sua esperienza nei campi di concentramento cinesi, i laogai, dove venne mandato nel 1960. Istituiti da Mao nel 1949, i laogai cinesi – diversamente dai lager nazisti che furono chiusi nel 1945 e dai gulag sovietici che sono in disuso dagli anni novanta – esistono ancora oggi, nel terzo millennio…

    Sono intorno a mille i laogai ancora operativi verificati dalla Laogai Research Foundation, ma è probabile che il numero sia maggiore, e si calcola che dal 1949 a oggi siano circa cinquanta milioni le

  • La collana da lei diretta alla casa editrice Zubaan, di Nuova Delhi, pubblica le opere di scrittrici che si occupano dei problemi delle donne nelle aree interessate da conflitti bellici e delle conseguenze che questi conflitti hanno per le donne…

    Sì, soprattutto nel Nordest dell’India, i conflitti con il governo indiano durano da oltre cinquant’anni, da quando abbiamo conquistato l’indipendenza dagli inglesi, perché queste regioni non si considerano parte dell’India. Per sedare le ribellioni, il governo indiano manda l’esercito e bombarda queste zone, molto distanti da Nuova

  • Nel 1996 lei ha lasciato l’Iran e si è trasferito in Germania. Perché?

  • Quando sono stato invitato a questo incontro (Della origine delli volgari proverbi. Censura, sessualità, scrittura, Bologna, 8 luglio 2008) mi sono domandato dove un penalista potesse incontrare Aloyse Cynthio de gli Fabritii e il suo Libro della origine delli volgari proverbi (Spirali), cioè dove potesse incontrare quella che è stata definita la prima censura preventiva della stampa. Questa censura si dà all’incrocio di tre decisive emergenze, tutte, significativamente, all’inizio della modernità, in particolare agli inizi del XVI secolo. La prima riguarda l’invenzione della

  • A distanza di tanti secoli, intraprendere la lettura di un testo come il Libro della origine delli volgari proverbi di Aloyse Cynthio de gli Fabritii (Spirali) immette in una situazione a metà tra l’oralità simulata e il racconto. Probabilmente, la messa in stampa rende non sempre agevole individuare la voce e, in ogni caso, sembra che il ritmo sia quello del raccontare ciò che è stato raccontato. I proverbi, dunque, si presentano come una macchina sofisticata della ripetizione. Potrebbero farsi molteplici confronti e, forse, il più suggestivo è un salto quasi vertiginoso al

  • La politica adottata dal suo assessorato si è sempre basata sul bilancio dell’avvenire, anche se ha sempre tenuto conto della memoria storica: basti pensare alla collaborazione con architetti come Mario Botta o Paolo Portoghesi, che valorizzano nelle loro opere la combinazione fra tradizione e invenzione. Inoltre, attraverso il cosiddetto Laboratorio della città, è cambiato l’approccio alla programmazione urbanistica, che ha visto coinvolti i cittadini e l’università, al punto che da varie città docenti e ricercatori sono stati invitati non solo a intervenire nei convegni e nei

  • Con il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004, il paesaggio è considerato a pieno titolo nell’ambito dei beni culturali in quanto parte costitutiva di un territorio e patrimonio di una comunità e della sua storia. La sua nozione attuale deriva anche dalla Convenzione europea del paesaggio, secondo cui il paesaggio non consiste nelle astratte bellezze panoramiche e naturali, di cui parla la legge 1497 del ‘39, ma è un territorio abitato da una comunità che lo percepisce in un certo modo e lo conserva di conseguenza. Questa nozione non è nella nostra tradizione di