Scrittura

  • Dal 1992, gCS Software propone alle aziende italiane software e servizi informatici. In che modo date un apporto alla politica dell’impresa attraverso i vostri prodotti e servizi?

  • L’incontro con i quadri di Trotti è avvenuto nell’esposizione sapiente di una mostra nella Villa San Carlo Borromeo. Lo sguardo incontra una pittura singolare: sono ritratti, paesaggi marini e urbani nell’interessante relazione tra figurativo e informale.

  • Sofonisba nasce nel 1535 a Cremona, città che, all’epoca, gode della pace e di una prospera economia, non solo agricola ma anche artigianale e commerciale, forse più della stessa Milano, che con la caduta del Moro aveva perso i magnifici fasti di quella corte. Suo padre, Amilcare, nato nel 1494, è un umanista che mantiene costanti rapporti intellettuali con vari esponenti della cultura, rivestendo anche cariche civili: è infatti per molti anni “fabbriciere”, cioè curatore delle opere pubbliche artistiche che devono abbellire la città.

  • Ho molta fortuna perché nel mio conversare qua e là, che parli in francese o in inglese o in spagnolo, sono sempre tradotto (anzi, migliorano quel che dico), come se ci fosse lo Spirito santo.

    Miguel de Cervantes Saavedra morì precisamente a tredici metri e mezzo – non un millimetro di più né uno di meno – dal luogo in cui dichiarai il mio amore alla mia Dulcinea. Avevo, allora, diciannove anni e Cervantes è morto dove doveva morire. Shakespeare ha detto: “La rosa si chiama rosa e non può chiamarsi in altro modo”. Egli dice anche che le cose accadono quando e dove devono accadere. Ed

  • Dong Chun

    Da vari anni, Shen Dali e io siamo lieti di collaborare ai volumi della collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali). Abbiamo pubblicato Marc Chagall e Antonio Vangelli (2001), Henri Matisse e Alfonso Frasnedi (2001), Auguste Renoir e Grigorij Zejtlin (2005) e, quest’anno, Andrej Rublëv e Ferdinando Ambrosino. Il termine arca cade a pennello, in Cina abbiamo un modo di dire: “Nella stessa barca si condividono gioie e dolori”, e penso che questo non sia estraneo ai motivi per cui Armando Verdiglione ha scelto questo

  • Intervista di Simone Serra

    Regista affermato, poeta, fotografo acclamato: qual è la ricetta del suo successo?

  • Come si narra l’avvenire? Con la vendita. La vendita entra in un processo narrativo, in un processo di valorizzazione. A tale enunciato, formulato da Armando Verdiglione nel Master dell’art ambassador (Spirali, 2005), occorre fare riferimento affinché, nella vendita, non s’instaurino significazioni del profitto fondate sul postulato di un valore ideale, comprese quelle di rendita e utile della vendita e di rendita e utile dell’acquisto. Il profitto diviene tale se è in direzione del valore intellettuale: in direzione della missione e del messaggio. Così anche nella vendita. Lungo

  • Se nei loro lavori precedenti della collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali), Shen Dali e Dong Chun stabilivano vertiginosi contatti fra la poesia cinese e la pittura occidentale, in questa nuova pubblicazione, che riguarda Ferdinando Ambrosino, pittore campano vivente, e Andrej Rublëv, un monaco-artista russo, nato intorno al 1360 e morto a Mosca nel 1430, il loro sguardo-indagine si sposta, ma fascino e problematicità restano. I due autori si muovono fra icone e vangeli, leggende russe e richiami della cultura e poesia cinese e poesia francese. E non mancano richiami al buddismo.

  • Shen Dali

    Nel nostro lavoro comparativo, come ha detto Dong Chun, abbiamo cercato di offrire uno sguardo orientale sull’arte occidentale da un punto di vista estetico. Più precisamente, si tratta della percezione di un’opera straniera di pittura o di scultura, da parte di un cinese e di una cinese. Ciò che ha attratto la nostra attenzione è l’esotismo, che genera naturalmente “un’estetica del diverso”, com’è stata indicata dallo scrittore francese Victor Segalen, definito il “poeta cinese”. Ai suoi tempi, Segalen deplorava la degradazione del diverso, constatando che “il diverso decresce”. Nel

  • Per l’artista calligrafo giapponese Yu-Ichi Inoue (1916-1985), scrivere caratteri era l’unica ragione di vita. Nel suo lavoro, i caratteri sono tracciati come se l’artista avesse voluto verificare le idee che proiettava nei segni. Anche se ridotta a un unico ideogramma, con Yu-Ichi la scrittura fa scaturire il pensiero di colui che scrive. Procedimento che si situa distantissimo dalla calligrafia tradizionale, erede di una storia di tremila anni, il cui insegnamento egli decise di rinnegare nel 1955. Nei trent’anni successivi, fino alla sua morte, si dedicò unicamente alla scrittura e,