Cifrematica

  • “Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere” scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più l’arte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo l’occorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose “non aspettano tempo”, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non c’è scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, “Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire

  • La nozione di sociale ha conosciuto, negli ultimi vent’anni, una trasformazione radicale, che ha fatto riconsiderare gran parte delle accezioni che la riguardavano. Tanto il concetto di variabile sociale dato dalla suddivisione dei ruoli e del lavoro, di Durkheim, quanto quello di spinta intrinseca all’equilibrio e all’omeostasi proposto da Pareto hanno un valore molto meno assoluto e prevalente rispetto al passato, a vantaggio di teorie che tengono maggiormente conto della variazione come elemento costante e originario e di una mobilità dall’andamento imprevedibile a priori, come

  • Nelle famiglie, nelle scuole, nelle imprese gira aria di conciliazione, di pacificazione, che la guerra in Afghanistan fa invocare ancor più. Ma come interviene oggi la pace? È il contrario della guerra? È forse vero che se vuoi la pace devi preparare la guerra? La pace non è la calma che, tutto appianando, tutto collegando, toglie quel conflitto di cui si nutre. Il principio della pace è il principio della morte e il dialogo con cui si vuole portare la pace è, come mostra Platone, essenzialmente polemologico: vive di soggetti in conflitto fra loro. La fine della guerra come pacificazione

  • Le donne non sono un insieme e, in quanto tali, non esistono. Sarebbero il segno della differenza sessuale, poiché sarebbero tenute, da una parte, a compiere l’economia del sangue, per la riproduzione, come voleva Aristotele, e, dall’altra, a incarnare il negativo come altra faccia del positivo, da sempre attribuito agli uomini nel discorso occidentale.

  • L’esperienza della rivista “La città del secondo rinascimento” è importante perché consente a chi opera nei vari ambiti della cultura, della scienza e dell’impresa, esplorati di volta in volta dal dossier, di incontrarsi e di avviare dispositivi di collaborazione in cui ci sia interlocuzione, ci sia, cioè, uno scambio di parola che porti alla conclusione e alla soddisfazione per ciascuno. In altri termini, c’è modo di affrontare, in questi incontri, la questione della comunicazione finanziaria. Non ogni comunicazione può risultare attinente alla finanza. Quando la comunicazione può dirsi

  • Ma è proprio vero che il mezzo è il messaggio? Dopo che la logica, la linguistica, la semiotica sono confluite nell’universalismo disciplinare, dopo che la psicanalisi angloamericana prima e quella francese poi si sono spente, piegate alle ideologie del XX secolo, perché la comunicazione dovrebbe ancora procedere dall’unità e mirare all’unificazione? C’è ancora bisogno del dualismo idealista forma/contenuto (“Internet è neutro, tutto dipende dai contenuti”) o della loro confluenza post-ideologica (“Con i nuovi media, la scrittura è parola e la parola è scrittura”)? Con la cifrematica, la

  • Alfred Kallir, nel suo libro Segno e Disegno, ci illustra come la rappresentazione della lettera nei vari alfabeti, da quelli semiti a quelli contemporanei, proceda da elementi rappresentativi primitivi, visivi e fonetici, per arrivare, per via di evoluzione e di trasformazione, a una successiva definizione simbolica. La lettera è stata in qualche modo il primo bit, l’elemento insecabile e non scomponibile più antico attorno a cui si è sviluppato quello che venne chiamato, e da alcuni viene chiamato tuttora, linguaggio naturale. Le più antiche tavolette di scrittura, in

  • Padre Roberto Busa è autore di 350 pubblicazioni, tra cui la più nota è l’Index Thomisticus. Ciascuna di esse ha costituito l’approdo alla qualità, alla cifra, è testimonianza, quindi, di come la ricerca segua l’idea che opera nella sua coerenza, fino alla cifratura delle cose. Il testo di Padre Busa non è il frutto di aspirazioni grandiose che tentano di superare le difficoltà con faciloneria: non ci sarebbe scrittura quale scrittura della storia qualora venisse elusa la particolarità delle cose. Il ritrovare la logica particolare induce ad altro testo, testo proprio dell’

  • Vorrei partire dal titolo del libro di Padre Roberto Busa, Quodlibet, parola ostica, forse intraducibile. “Quodlibet”, dice Padre Busa nella presentazione, è il titolo di alcuni scritti di San Tommaso, raccolte di questioni del pubblico che poteva porre domande: Quodlibet ad volumtatem cuislibet, cioè cose di qualsiasi argomento, secondo la volontà di ciascuno. Cose qualsiasi dunque: primo esempio di libertà di interrogazione, di libertà di parola. Ben differente dal dialogo socratico. Ma subito una questione: qualsiasi cosa o una cosa qualsiasi? Questione di

  • Considerate come l’Inferno e il Paradiso, il regno della dannazione e quello della salvezza, la globalizzazione e l’antiglobalizzazione sono due facce della stessa medaglia. Da una parte, chi predica i vantaggi di “fare come se il mondo fosse un posto solo”, dall’altra, chi predice la fine certa e ravvicinata di questo stesso mondo. Per entrambi, però, le dissolte ideologie del ventesimo secolo sono state presto rimpiazzate da più o meno solide visioni del mondo. Allora ecco che, per chi procede dalla visione, che tutto unifica e massifica, anziché dall’ascolto, che s’instaura con la