Economia e finanza

  • Quando si parla del marchio, come nel libro di Ferdinando Cionti Made in Italy (Spirali), che offre lo spunto per il dibattito di questo numero, sembra che si tratti di un problema soltanto per le aziende o le Camere di commercio. Eppure, già Naomi Klein, con il suo best-seller mondiale, No logo, aveva evidenziato che la questione del marchio ha implicazioni economiche, finanziarie, politiche e culturali che, nell’era della globalizzazione, investono l’intero pianeta con importanti conseguenze per ciascuno. 

    Perché c’è indifferenza, se non timore, attorno al

  • La cultura imprenditoriale del nostro paese differisce notevolmente, da un punto di vista filosofico e organizzativo, da quella delle nazioni concorrenti: tale diversità si traduce a livello pratico nella realizzazione di prodotti altamente identificabili e in un approccio progettuale a prima vista poco sistematico, ma in realtà estremamente creativo. Questa cultura è alla base del made in Italy, che a nostro avviso non deve essere declassato a banale caratteristica geografica: esso può essere meglio definito come la trasposizione, all’interno della produzione industriale, dei noti

  • Presto entrerà in vigore il disegno di legge “Collegato energia”, che considera reato la mancata indicazione del luogo di fabbricazione dei prodotti di marchi italiani, della cui qualità finora si rendeva garante l’imprenditore. Il marchio Bompani – che nel settore della cottura è sinonimo del miglior rapporto qualità-prezzo attraverso la ricerca e l’innovazione nel prodotto, nel design e nei servizi ai clienti di vari paesi – identifica sempre un prodotto fatto in Italia?

  • In che modo vengono percepiti oggi i marchi italiani sui vari mercati internazionali e che cosa possono fare le aziende del settore abbigliamento per aumentare il valore dei loro brand?

    Sicuramente i marchi made in Italy, indipendentemente dal fatto che il prodotto sia fabbricato o meno in Italia, hanno un’incidenza notevole nel mondo, ma in un momento come quello attuale, in cui tutti i settori hanno subito una contrazione in seguito alla congiuntura internazionale, penso che le imprese debbano adoperarsi per fare emergere quegli aspetti che sono intrinseci al made in Italy,

  • Specializzata nell’editoria tessile dal 1977, Fregni & Calzolari veste le più belle case degli italiani, e non solo, attenti alle tendenze della moda, ma anche al pregio di tessuti che fanno di una semplice tenda un elemento d’arredo con una storia da raccontare. Un marchio come il vostro in che modo fa onore al made in Italy?

  • Dopo quattordici anni di battaglia – alla quale la vostra azienda ha contribuito, insieme al Consorzio Aceto Balsamico di Modena, di cui attualmente è presidente il vostro stesso presidente, Cesare Mazzetti –, è arrivato il riconoscimento IGP per l’Aceto Balsamico di Modena…

    È una conquista molto importante per la protezione di un prodotto tipico locale, che da troppo tempo è stato oggetto di imitazione da parte di produttori europei, in particolare di quei paesi che hanno fatto opposizione alla nostra domanda: Grecia, Germania e Francia. Ma è un risultato che aiuta a trovare

  • L’Italia è il maggior produttore europeo di biologico e il quinto nel mondo, con vendite soprattutto all’estero. Alce Nero & Mielizia S.p.A. è una grande azienda alimentare biologica di portata nazionale e internazionale, con un fatturato in crescita, nonostante la crisi. A che cosa si deve?

    La crisi di questi ultimi mesi ha portato a razionalizzare i consumi alimentari, soprattutto quelli fuori casa, e una parte crescente di consumatori ha compreso l’importanza di nutrirsi in modo sano e corretto. I prodotti biologici, e in particolare quelli a marchio Alce Nero,

  • L’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) nasce all’inizio degli anni ottanta per aiutare i proprietari di palazzi storici ad affrontare i costi di manutenzione…

    Negli anni ottanta non esistevano ancora incentivi fiscali o altre agevolazioni per i proprietari di immobili storici. La prima legge in materia fu suggerita nel 1982 da Nicolò Pasolini dall’Onda, che prese spunto dagli altri paesi europei. Considerare i costi di manutenzione come oneri deducibili dalle imposte incentiva il privato a conservare l’immobile senza chiedere contributi allo stato che, tra l’altro, non

  • Con il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004, il paesaggio è considerato a pieno titolo nell’ambito dei beni culturali in quanto parte costitutiva di un territorio e patrimonio di una comunità e della sua storia. La sua nozione attuale deriva anche dalla Convenzione europea del paesaggio, secondo cui il paesaggio non consiste nelle astratte bellezze panoramiche e naturali, di cui parla la legge 1497 del ‘39, ma è un territorio abitato da una comunità che lo percepisce in un certo modo e lo conserva di conseguenza. Questa nozione non è nella nostra tradizione di

  • In qualità di presidente sia della SACA sia di Coop. E. R. Fidi, lei sottolinea spesso nei suoi interventi l’attenzione al lavoro come valore e all’etica anche come criterio per una valutazione delle imprese, che non può basarsi soltanto sui numeri. A questo proposito, cosa pensa del problema del ritardo nei pagamenti da parte di grandi clienti in un momento già difficile per le piccole e medie aziende?