Psicanalisi

  • La psicanalisi è un’acquisizione imprescindibile del novecento. La cifrematica dà a essa uno statuto non disciplinare né corporativo, non medico né psicoterapeutico. Nessuno oggi può ignorare il contributo della psicanalisi al testo occidentale. Salvo imbottirsi di luoghi comuni distribuiti in varie forme – dagli psicofarmaci all’alcool alle droghe – e finalizzati al benessere a tutti i costi, da raggiungere con il minimo sforzo e possibilmente senza pensare. Ebbene, se c’è qualcosa che la cifrematica non accetta è proprio la delega del cervello, l’assenza di pensiero e di lucidità.

  • La rivista “La cifrematica” (Spirali) è uno strumento indispensabile per dissipare i pregiudizi su cui si regge il conformismo sociale. E ogni rappresentazione del disagio e dell’inquietudine si basa sul conformismo sociale. La cifrematica constata che la vita procede secondo l’inconscio. È una constatazione che fa già Freud ed è ciò che lo qualifica scrittore, romanziere e artista. La vita procede dalla contraddizione, per via di lapsus, di sbadataggini e attraverso le sorprese del sogno. In questa accezione, la vita ha una struttura narrativa: non possiamo ordinarla, sistemarla,

  • La collana “La cifrematica” (Spirali) è giunta al quinto numero. Il suo titolo La nostra psicanalisi, illustra quale sia la psicanalisi nella cui esperienza noi facciamo. Qui, noi è indice dell’infinito. È la psicanalisi scientifica, in cui noi non siamo tutti, non siamo soli, non siamo malati, non dobbiamo guarire, ma noi facciamo. E, anzitutto, questa psicanalisi è senza pazienti.

  • Il libro di Giancarlo Comeri Medicina di vita (Spirali) è una narrazione straordinaria, è la novella di una medicina autentica e scientifica. Medicina come ricerca, come arte, come esperienza. In questo senso, medicina come scienza, in quanto ricerca, esperienza, battaglia di parola, non come scientismo, che ha trasformato molto spesso la medicina in un discorso, nel discorso medico, che poggia su alcune caratteristiche ben delineate da questo libro.

  • Con la ricerca pubblicata nel libro Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio (Spirali), Uwe Peters apre un dibattito attuale e intrigante attorno alla figura del grande compositore e musicista. Sono molte le versioni intorno alla vita di questo artista: c’è chi lo descrive come una specie di demonio e chi lo considera completamente pazzo. La sua vicenda ha fatto discutere molto e ha prodotto giudizi morali, condanne e pettegolezzi. Ma che cos’è accaduto veramente a Robert Schumann?

  • Quando, a metà degli anni novanta, con Vittorio Volterra presentammo a Bologna il libro del grande psichiatra e psicanalista francese Jean Oury, Creazione e schizofrenia (Spirali), posi la questione se e quando sarebbe venuto il tempo di una psichiatria scientifica, una psichiatria non ideologica, non farmacologica, non neurologica, non fenomenologica. Una psichiatria che non voglia eliminare la psicanalisi, ma non si camuffi da psicanalisi. Una psichiatria scientifica perché tiene conto della scienza della parola, non dei postulati della scienza del discorso che, da Aristotele a

  • Nel suo interessante intervento al Festival della modernità (La democrazia, 28-30 novembre 2008, Villa San Carlo Borromeo, Milano Senago), lei ha affermato che la differenza tra l’effetto delle pillole antidepressive e quello del placebo è minima. Che cosa intende?

  • Oggi, la ricerca e la pratica mediche costituiscono nel pianeta forse il settore dove più cadono confini e barriere religiose, nazionali e linguistiche nell’affrontare i problemi, nell’incontrarsi, nello scambiare acquisizioni e metodi e nel mantenere e perfezionare tecnologie e metodiche valide. Poche scienze come la medicina si reinventano in un percorso di ricerca che trae vantaggio dalle condizioni fornite dall’ambiente e dalla società, pur nella continuità dell’obiettivo più importante, la cura, individuando strumenti per metterla in atto nel modo migliore.

  • La popolarità di Schumann nelle sale da concerto è fuori discussione, ma non altrettanto si può dire della sua bibliografia. In Italia, il vecchio volume di Valabrega è stato a lungo il massimo punto di riferimento. In seguito, Ricordi ha pubblicato un volumetto che accomuna Schumann a Mendelssohn e a Liszt, poi Mursia ha dedicato al maestro una buona monografia e, non più di due anni fa, L’epos di Palermo ha pubblicato un’esegesi di Kreisleriana. Dunque, possiamo dire che Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio era un libro necessario, anche se un po’

  • Il mio interesse per Schumann risale all’incirca a vent’anni fa, all’epoca in cui mi sono imbattuto nelle stesse cose che sono state evocate in questo dibattito, a proposito della sua vita: si parlava di sifilide, di depressione, di melanconia.