Psicanalisi

  • O la borsa o la vita? La borsa, la vita. Con la borsa che non si oppone alla vita, perché non è un sacco ma figura dell’apertura, come si quotano gli umani? Con quali forze, con quali denari, con quali titoli? Come si qualificano, si valorizzano, si cifrano le cose? Prendere quota, a bassa quota, la quota parte. Con la borsa della vita importa la quotazione di ciascuno, anziché il prezzo di ogni uomo. Altrimenti la quota diventa algebrica, risulta quoziente, frutto di una divisione algebrica, di un frazionamento.

  • Per l’istanza della cultura e dell’arte, con il rinascimento, le donne entrano in scena. La cultura come invenzione e l’arte come variazione comportano la questione donna come questione di un altro funzionamento della parola, quindi, come questione dell’irruzione del nuovo. Lungo la via della cultura e dell’arte, le donne si sottraggono allo stereotipo di costituire un insieme indifferenziato, tranne per i ruoli alternativi della madre e della figlia o della strega e della santa, e intraprendono un percorso e un cammino verso la qualificazione della vita.

  • In che modo la questione donna può dare un contributo a ciascuno per divenire caso di cifra? La donna o le donne in quanto tali non esistono, anche se c’è sempre stato in ogni epoca il tentativo di rappresentare come nemico o di sopprimere chi non si adeguava ai canoni del conformismo, con la lapidazione, con l’uccisione fra le mura domestiche o, in passato, con la monacazione forzata. 
    D’altra parte, come potrebbe divenire caso di qualità chi si situa fra le donne o rappresenta nelle donne la differenza e l’Altro? Assegnare a qualcuno, magari a se stesso, la differenza vale a

  • Perché le cose si complicano? Tutto sembrava procedere in modo coerente, univoco, sistemico: una vita di calcoli a somma zero, di conti che tornano, ogni cosa poteva trovare una sistemazione. Certo, ogni tanto qualche cedimento, qualche indizio di crisi, ma poi tutto si aggiustava, in modo organico, funzionale alla totalità. C’erano le equazioni non lineari per fronteggiare il caos, i sistemi autorganizzantesi di Ilya Prigogine, la teoria morfologica per le catastrofi di René Thom e anche il battito di una farfalla in Brasile era preso nell’insieme, da quando Edward Lorenz lo aveva reso

  • Come si scrive la storia? Chi la scrive? E con quali strumenti? Ce lo racconta Paolo Pillitteri nel suo bel libro, pubblicato da Spirali, Non è vero ma ci credo. Immagini, simulacri e inganni, in cui illustra casi eclatanti di manipolazioni fotografiche e cinematografiche, talora note, spesso mai raccontate, ma sempre talmente false da sembrare vere e entrare nei libri di scuola. Come, per esempio, la foto simbolo della rivoluzione d’ottobre, l’Assalto al Palazzo d’Inverno nel 1917 o la foto sulla breccia di Porta Pia, fino alla propaganda cinematografica del ventennio fascista e

  • Basta dare un’occhiata intorno e l’arte sembra trionfare: le grandi mostre si riempiono di visitatori, le città “d’arte” traboccano di turisti, le banche fanno a gara per finanziare i restauri di palazzi, porte e chiese, anche a Bologna, dove i cittadini con una sottoscrizione senza precedenti salvano dalla rovina la Basilica di Santo Stefano. A prima vista, tutti amano l’arte, tutti vogliono che la città sia bella, e le associazioni s’impegnano per questo con il volontariato. Anche per la cultura, c’è un gran daffare: i dibattiti si moltiplicano, gli incontri internazionali fungono da

  • Nell’introduzione al suo libro Dio, la materia, l’arte, Alessandro Taglioni scrive: “Dove sta l’arte? Oggi, non più dove stava prima. Prima, cioè nel Quattrocento e nel Cinquecento. Ciò che avviene nell’arte cosiddetta contemporanea è la decadenza che ha inizio con la reazione al rinascimento. E, allora, dove sta, dopo tutti i distinguo che sono intervenuti? L’idea della morte di dio, della morte dell’uomo, della morte della materia, della morte dell’arte ha prodotto interrogazioni speculari il cui risultato è la tabula rasa pop concettuale. [...] Una volta c’era la pittura ‘di

  • Il dibattito La Cina, l’Italia: arte, poesia, scrittura (Modena, 16 febbraio 2010) è un’occasione straordinaria che testimonia dell’incontro fra due civiltà. Da oltre vent’anni, Shen Dali e Dong Chun contribuiscono agli scambi fra oriente e occidente, attraverso la poesia e l’arte, e pubblicano testi di grande interesse attorno ad artisti italiani ed europei. Nella collana “L’arca. Pittura e scrittura” della casa editrice Spirali – la stessa che ha appena pubblicato il catalogo di Roberto Panichi, pretesto di questo loro viaggio in Italia –, è uscita la loro lettura

  • Non c’è limite al peggio. Cercando il proprio limite, che stabilirebbe la sua certezza soggettiva, il soggetto trova il peggio come colmo del male. Di male in peggio. Così ognuno spera nella fine, per esempio della difficoltà o della crisi, e cerca nel peggio il limite personale e soggettivo. Il peggio è passato, il peggio ha da venire: rappresentazioni del tempo, con il bene e il male posti dinanzi, anziché alle spalle. Allora, tolta l’aritmetica del fare, secondo cui s’instaura il ritmo, c’è chi fa soltanto sperando che tutto vada bene, nel modo algebrico, e chi fa soltanto avendo

  • Il convegno La materia del restauro trae occasione dalla pubblicazione del libro Il restauro (Spirali) dell’architetto Roberto Cecchi, direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le attività culturali, e introduce, già nel titolo, la questione essenziale del restauro: la materia.