Partiamo da lontano. L’uomo che definiamo civilizzato – abitante cioè, nella polis, la città, all’inizio scongiuro contro la sylva, la selvaggeria senza luoghi e senza dei: l’uomo inventore dell’agricoltura, della domesticazione e dell’allevamento degli animali, della divinità e soprattutto del potere e della sovranità – è rimasto neolitico, faticosamente intento a elaborare artifici, in primo luogo macchine, per sottrarsi all’angoscia.
Ma la suprema invenzione del neolitico è stata la favola che è l’affermazione della necessità del potere, lo strumento didattico che