Arte

  • Non c’è migliore omaggio al lavoro artistico di Marco Castellucci di questo libro, L’acquerello di Dio (Spirali), che raccoglie i suoi acquerelli dal 1990 al 2008, compiendo la lettura di un itinerario ricco di talento, rigore e intensità.

    Marco Castellucci non è un pittore professionista, è un artista che coglie la chance del tempo fuori orario: in una giornata da dirigente nel settore editoriale, fra gli incontri con i clienti, le telefonate con i fornitori, le firme di nuovi contratti, non mancano le pennellate su un foglio bianco. “La tecnica dell’acquerello mi è stata

  • Il mondo è là, fermo, immutabile, uguale a se stesso, eppure tutto appare nuovo, perché nell’esercizio poetico le cose diventano inedite nozioni di un universo sempre in movimento, effetto di un mondo inesorabile, forse irraggiungibile se non declinato con la sintassi del fantastico. Quella da cui Marco Castellucci registra pulsioni e fremiti dell’intimo è un osservatorio sullo svolgersi dei cento, mille fenomeni dell’esistere e del variare della natura e del sentimento, un esercizio che è come volere alimentare il sogno bazzicando i dintorni dell’immaginazione. Da questo osservatorio

  • Ringrazio la casa editrice Spirali per avere pubblicato il mio libro L’acquerello di Dio e soprattutto l’editore Armando Verdiglione, che mi ha fatto una bella intervista, in esso pubblicata, con la quale mi ha provocato a raccontare della mia vita senza falsi pudori. Il libro è un’attendibile testimonianza del mio cammino artistico, che dal realismo poetico approda al realismo informale e astratto. Sembra contraddittorio accostare il realismo all’informale e all’astratto, eppure, anche le opere più astratte sono sempre derivate da un’estrema e assoluta sintesi della realtà, della

  • Il grande pubblico conosce Paolo Pillitteri come politico, non come uomo di cultura. Come si integrano queste due attività?

    Prima di divenire sindaco di Milano, ho avuto l’opportunità di fare l’assessore alla cultura. Venendo dal giornalismo – facevo il critico cinematografico – non fu molto difficile per me combinare cultura e attività amministrativa. Ma non sempre le due cose si integrano: spesso, e purtroppo volentieri, viaggiano parallele e questo non è interessante.

    Già da giovanissimo era attento al linguaggio del cinema e con Pasolini aveva anche avviato

  • Il Centro per la conservazione delle opere d’arte Ferrari Restauri è divenuto un riferimento importante in Italia, non solo per i privati ma anche e soprattutto per le soprintendenze, che richiedono consulenze tecniche in diversi campi del restauro. Può fare qualche esempio?

    Ci occupiamo di restauro di affreschi, di materiale lapideo, di dipinti e opere pittoriche e di mobili; inoltre, ci siamo fortemente specializzati nel restauro dell’arte contemporanea, anche grazie al lavoro svolto per circa sei anni come consulenti esterni del Mart (Museo di arte moderna e

  • Se gli affreschi di Andrea Mantenga nella Cappella Ovetari di Padova – che era andata distrutta da un bombardamento aereo nel 1944 – potranno essere ammirati nel sito in cui sono nati e rimanere testimonianza di arte e storia per le generazioni future è anche grazie a Tattoowall®, il digital murales nato da ricerche avviate a metà degli anni novanta, che hanno condotto allo sviluppo della tecnica, fino al conseguimento di un brevetto internazionale nel 1999. E se in dieci anni Tattoowall® ha ottenuto importanti riconoscimenti (nel 2000 la rivista “Costruire” lo ha insignito col premio

  • Restaurare un edificio in una città di mare pone sempre problemi particolari, per l’azione dell’aria salmastra, ma dà anche molte soddisfazioni. Così è accaduto per il restauro di Palazzo Crozza a La Spezia, che abbiamo realizzato con la direzione dell’architetto Marina Frumento. L’edificio, progettato dall’architetto Carlo Piaggio e figli come residenza privata dei Marchesi Crozza, dai primi anni del nostro secolo ospita la Biblioteca civica “U. Mazzini”.

    L’edificio esprime il gusto del tardo neoclassicismo ligure. Non esiste una documentazione precisa per datarne la costruzione,

  • Il dibattito La Cina, l’Italia: arte, poesia, scrittura (Modena, 16 febbraio 2010) è un’occasione straordinaria che testimonia dell’incontro fra due civiltà. Da oltre vent’anni, Shen Dali e Dong Chun contribuiscono agli scambi fra oriente e occidente, attraverso la poesia e l’arte, e pubblicano testi di grande interesse attorno ad artisti italiani ed europei. Nella collana “L’arca. Pittura e scrittura” della casa editrice Spirali – la stessa che ha appena pubblicato il catalogo di Roberto Panichi, pretesto di questo loro viaggio in Italia –, è uscita la loro lettura

  • Negli articoli di economia o di politica, accade spesso di leggere che “la Cina è un’opportunità”, ma raramente si sottolinea il fatto che l’opportunità può essere rappresentata anche dall’incontro che avviene nell’arte, nella poesia e nella scrittura. Su questo piano, credo non abbia senso parlare d’interscambio: la cultura vive nell’incontro, vive nella trasposizione che si compie da un continente all’altro, proprio com’è avvenuto tra la Cina e l’Italia nell’opera complessiva di Roberto Panichi e com’è evidente leggendo il libro di Shen Dali e Dong Chun, Roberto Panichi (Spirali

  • Già nella “Città del secondo rinascimento” (nel numero 15) avevo cercato di delimitare quello che si potrebbe chiamare il metodo Shen Dali. Risalivo a una dichiarazione di Aragon del 1945: “Ogni mezzo di espressione ha i propri limiti, le proprie virtù e i propri difetti. Niente è più arbitrario che tentare di sostituire la parola scritta al disegno e alla pittura. Questo si chiama critica d’arte e non mi pare di rendermene colpevole in questo momento”. È una dichiarazione estrema, netta, come di solito fanno i francesi. Ma il pensiero è molto chiaro: non si può sostituire il disegno con